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ORTO IN TERRAZZO

Guida alla coltivazione biologica del ravanello

 

Raphanus sativus var. Radicula è una pianta erbacea abbastanza diffusa, appartenente alla famiglia delle Brassicaceae, coltivata per la radice che si ingrossa a maturità e che presenta una consistenza croccante e un sapore piacevolmente piccante (in realtà, dal punto di vista botanico, si tratta dell’ipocotile; solo nelle varietà lunghe l’ingrossamento riguarda anche la radice vera e propria).

Nel nostro Paese è coltivato su una superficie di circa 1.000 ettari: può sembrare molto ma in realtà è una superficie esigua rispetto a quella disponibile. È interessante però sapere che una discreta quantità di ravanello è coltivata in serra e, una piccola parte, addirittura fuori suolo. Si tratta ovviamente di coltivazioni intensive che mirano a rifornire il mercato interno di prodotto lungo tutto il corso dell’anno. Ma per ottenere soddisfazioni dalla coltivazione del ravanello non sono necessarie grandi tecnologie: è sufficiente un fazzoletto di terra nell’orto di casa o alcune cassette o vasi sul terrazzo.

Questo ortaggio può essere coltivato come coltura intercalare e in consociazione con altre specie quali gli asparagi, i cavoli, le carote, le cipolle, le insalate in genere, i peperoni e i pomodori.

Il ravanello è ottimo da solo o in insalate miste dove è apprezzato per il sapore pungente e il colore che ravviva i piatti. Inoltre, il ravanello è ricco di sali minerali (potassio, calcio, fosforo e ferro) e ha un discreto contenuto di vitamine. L’apporto calorico, invece, è molto basso.

Ravanello o rapanello?

Qual è la dizione giusta? Ravanello o rapanello? Un bel dilemma! Entrambi sono corretti e sono testimonianza della grande diffusione dell’ortaggio che può essere coltivato in tutta Italia. Prova ne sia l’esistenza di moltissime varietà, alcune delle quali presentano la più classica scorza rossa, mentre altre hanno la buccia della radice di colore bianco. Le varietà più diffuse – e che possiamo trovare nelle rivendite di prodotti per l’orto – sono classificate in funzione della forma e del colore della radice oppure dell’epoca di coltivazione (precoci, medio-precoci e tardive). Le principali cultivar di ravanello sono le seguenti.

La varietà ‘Saxa‘ è molto precoce, presenta una buccia rossa e una radice tondeggiante; la varietà ‘Burro Gigante‘, sempre a scorza rossa, è invece medio-tardiva e presenta una radice tonda; una forma leggermente oblunga caratterizza invece la cultivar ‘Rosso‘, a maturazione precoce. Nei climi più caldi dell’Italia meridionale è diffusa la varietà ‘Gigante Siculo‘ con radice lievemente allungata e di un bel colore rosso. Tra i ravanelli a scorza bianca, invece, una delle varietà più diffuse è ‘Candela di Ghiaccio‘, medio tardivo e di forma allungata.

Un’altra cultivar interessante, tra quelle tonde e rosse, è la ‘Cherry Belle‘, mentre tra i ravanelli rossi e oblunghi si possono trovare anche ‘Candela di Fuoco’, ‘Ravanello Lungo’, ‘Tabasso’ e ‘Torino’.

Caratteristiche ed esigenze colturali del ravanello

Il ravanello predilige terreni leggeri, sciolti e caratterizzati da un buon tenore di sostanza organica. La coltivazione può essere svolta inoltre in terreni di medio impasto (anche se calcarei).

In ogni caso, il terreno destinato al ravanello deve essere dotato di irrigazione.

Il ravanello è sensibile ai suoli con un elevato indice di salinità e a quelli troppo poveri di microelementi come boro e manganese. Il pH ideale per la coltivazione del ravanello è compreso tra 6 e 7, tuttavia se abitiamo in zone con terreni a reazione acida o alcalina non dobbiamo scoraggiarci eccessivamente.

Il ciclo colturale è molto breve in estate dal momento che può durare anche solo tre settimane mentre in inverno, a causa delle temperature limitate, il ciclo può protrarsi sino a tre mesi. Il ravanello, infatti, non sopporta temperature troppo basse: già a 5°C arresta la propria crescita e a temperature inferiori ai 2°C inizia a perdere vitalità e a morire. Analogamente, temperature superiori a 18°C possono indurre buona parte delle cultivar a fiorire anticipatamente; lo stesso fenomeno si può verificare in caso di alternanza di periodi caldi e freddi.

La semina del ravanello

Si può dire senza paura di essere smentiti che il ravanello è un ortaggio di buon comando. Oltre ad adattarsi a molte tipologie di terreno, può precedere e seguire quasi tutti gli ortaggi.

La semina del ravanello si effettua direttamente in pieno campo (ossia senza ricorrere a semenzaio) a partire dal termine dell’inverno. Indicativamente, date le caratteristiche ecologiche della pianta, si può procedere alla semina del ravanello da metà marzo a metà maggio e, successivamente, da metà agosto a metà settembre. Nelle regioni più calde è possibile anticipare leggermente le semine primaverili. Ci sono poi alcune eccezioni, del tutto particolari, dovute alle peculiarità di alcune cultivar: esiste infatti un ravanello nero – molto poco diffuso a onor del vero – che di solito viene seminato a luglio. Per questo motivo, per il ravanello più che per molti altri ortaggi, è importante verificare sulla busta di semente l’epoca di semina consigliata in funzione dell‘area geografica nella quale di risiede. Inoltre, le prime e le ultime semine dell’anno potranno essere supportate dalla stesa di un telo di tessuto non tessuto per agevolare la germinazione e proteggere le giovani piante da temperature eccessivamente basse.

In ogni caso, prima di procedere alla semina, è importante lavorare il terreno in modo da ridurre la dimensione delle zolle. Un buon affinamento è fondamentale per permettere l’adesione dei semi alla superficie del terreno.

Gli agricoltori professionali, utilizzando seminatrici meccaniche di precisione, impiegano circa 2,5 kg di semente a ettaro, ma gli amatori è bene che seminino tra i due e i quattro chilogrammi a ettaro, equivalenti a quattro o otto grammi di semente ogni 10 metri quadrati. Il seme deve essere distribuito in superficie, a una profondità di circa 1 centimetro. Una profondità di semina eccessiva può compromettere in parte l’emergenza delle piantine e determinare irregolarità nello sviluppo della radice. Di norma è preferibile seminare a file con una distanza sulla fila di circa 4 centimetri e una distanza tra le file di almeno 15 centimetri per le varietà a radice tonda e 25 centimetri per quelle a radice lunga. A dire il vero la distanza esatta tra le file dovrebbe essere determinata dall’attrezzo che si vuole utilizzare per il controllo meccanico delle malerbe: questo deve poter passare agevolmente tra le file per rimuovere le infestanti senza danneggiare l’ortaggio durante tutte le prime delicate fasi di coltivazione.

In alternativa, soprattutto per piccole aiuole o per la coltivazione in vaso sul terrazzo, il ravanello può essere seminato a spaglio (ossia senza realizzare file ben precise). In questo caso, dopo la semina e prima dell’irrigazione, si avrà cura di livellare il terreno con una rastrellatura leggera. Dopo pochissimi giorni si vedranno spuntare le prime piantine. Questa fase è molto delicata: prima che “filino” troppo – e che diventino eccessivamente alte e deboli – è importante diradare le piantine, lasciandone una ogni 15 centimetri circa.

La concimazione del ravanello

In agricoltura convenzionale, la concimazione azotata avviene sia in presemina sia in copertura (dopo che la pianta è stata seminata). I concimi fosfatici e potassici, invece, sono distribuiti esclusivamente in presemina.

In agricoltura biologica, molti dei concimi utilizzati in agricoltura convenzionale non sono ovviamente ammessi e, pertanto, dobbiamo ricorrere ad altri accorgimenti al fine di ottenere produzioni interessanti. Tuttavia, occorre considerare che il ravanello ha basse necessità di azoto e di potassio, mentre richiede un po’ più di fosforo. In ogni caso, non gradisce le letamazioni. Non si tratta comunque di un grande ostacolo in quanto, come detto, la sua coltivazione ha un ciclo breve e può seguire quella di qualsiasi altro ortaggio, sfruttando quindi la fertilità residua del terreno apportata da precedenti letamazioni. Inoltre, se applichiamo correttamente i principi guida dell’agricoltura biologica, nel corso degli anni avremo un suolo sempre più ricco di humus, di microrganismi utili e di elementi della nutrizione derivanti dalla degradazione della sostanza organica.

L’irrigazione del ravanello

Una volta seminato, il ravanello deve essere immediatamente irrigato. In seguito occorre prestare attenzione affinché il terreno conservi un buon grado di umidità, pena uno sviluppo limitato della radice che risulterà, inoltre, di sapore troppo piccante e di consistenza spugnosa e legnosa. Attenzione a non esagerare però: irrigazioni eccessive possono portare a spaccature dell’ortaggio, analogamente a quanto avviene su altre specie quali, per esempio, la carota. Un’irrigazione eccessiva, inoltre, favorisce la crescita rigogliosa delle foglie del ravanello a scapito dell’ingrossamento della radice.

La lotta alle infestanti nella coltivazione del ravanello

La lotta alle malerbe è di fondamentale importanza nella coltivazione del ravanello. Questo ortaggio, infatti, mostra una capacità di competizione molto limitata nei confronti delle infestanti che, quindi, possono sottrarre luce e preziosi nutrienti all’ortaggio. Per questo motivo, se l’aiuola destinata a questa coltura è sufficientemente grande, è preferibile ricorrere alla semina a file, in modo da poter rimuovere agevolmente le malerbe con una zappa o uno strumento analogo, dal momento che le infestanti si svilupperanno soprattutto tra le file. Nel caso in cui, invece, si preferisce la semina a spaglio, si dovrà prestare molta attenzione in modo da rimuovere le infestanti non appena queste germinano. In questo caso, infatti, è importante riuscire a presidiare la coltivazione di frequente.

Le avversità del ravanello

Il ravanello è un ortaggio a ciclo molto breve (se escludiamo le semine tardive). Grazie a questa caratteristica, molte malattie che attaccano altri ortaggi non fanno in tempo a svilupparsi e a compromettere o danneggiare il raccolto. Il ravanello può quindi essere considerato quasi esente da problemi derivanti da peronospora, ruggine, mosaico e altre patogeni che affollano il nostro orto. Tuttavia, per ridurre ulteriormente i rischi di malattie fungine è bene adottare accorgimenti agronomici come le rotazioni e gli avvicendamenti, ma anche utilizzare seme sano ed eliminare prontamente eventuali piante infette. Esistono inoltre varietà che sono resistenti o tolleranti a specifici patogeni: la cultivar ‘Red Prince’, per esempio, è resistente a Fusarium spp.

Gli insetti, invece, possono arrecare danni. Il ravanello è colpito da afidi e grillotalpa, ma il parassita generalmente più dannoso è la mosca del cavolo (Delia radicum, non dimentichiamo che il ravanello, nonostante le apparenze è parente stretto del cavolo). Questa mosca danneggia le foglie sia allo stadio di larva sia da adulto. Le larve, in particolare, penetrano sotto l’epidermide del colletto e scavano profonde gallerie all’interno della radice. Per proteggersi da questo temibile parassita, è possibile tenere coperte le colture con un telo di tessuto non tessuto, in modo da impedire all’insetto di deporre le uova nei pressi delle piante. Questo accorgimento sarà importante per le colture primaverili: negli altri periodi dell’anno l’insetto si dimostra molto meno aggressivo.

Un altro parassita che può dare qualche preoccupazione è l’altica del cavolo (Phyllotreta spp.): se presente in grande quantità può essere contrasta con piretro naturale, distribuito alle prime luci del mattino.

Raccolta e conservazione del ravanello

I ravanelli si raccolgono quando hanno raggiunto un diametro di 2 o 3 centimetri, a prescindere dal fatto che si tratti di varietà a radice tonda o a radice lunga. La raccolta, di norma, avviene dopo 35-50 giorni dalla semina, in funzione della stagione e della varietà prescelta. La produzione che ci possiamo attendere in un orto familiare è di circa 1,5 kg a metro quadrato, ma potrebbe essere anche superiore se si considera che in orticoltura professionale si ottengono produzioni quasi doppie. Nel ravanello più che in altri ortaggi è importante la semina scalare: se lasciate troppo a lungo nel terreno, le radici assumono una consistenza poco gradevole (soprattutto nel caso delle varietà primaverili ed estive). Per evitare di vedersi costretti a mangiare grandi quantità di ravanelli anche a colazione, è opportuno praticare le semine a distanza di alcuni giorni, in modo da avere sempre a disposizione un ortaggio fresco e saporito ma non troppo piccante.

I ravanelli sono quasi sempre venduti appena raccolti e, per testimoniare la freschezza del prodotto, sono infatti riuniti in mazzetti dove le foglie fanno bella mostra di sé. Si tratta di una pratica commerciale, ma nulla vieta di conservare il ravanello in frigorifero, avendo l’accortezza di eliminare le foglie: nelle celle professionali (con temperatura di 0°C e umidità relativa del 95%) è possibile conservare in buono stato il ravanello per oltre due mesi. Nel frigorifero di casa, ovviamente, è meglio consumarlo molto prima!

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Luca Masotto By


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