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LIFESTYLE

Coltura idroponica: cos’è e a cosa serve

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Chi non ha sentito parlare di cultura idroponica negli ultimi tempi?

Ma sappiamo realmente di cosa si tratta? Già nei primi decenni del secolo scorso venne dimostrato che le piante si nutrono essenzialmente mediante l’assorbimento radicale dei sali minerali che si trovano nel terreno. Questa scoperta aprì la strada alle concimazioni chimiche e a una migliore conoscenza delle sostanze fertilizzanti e permise di sperimentare la coltivazione in substrati sterili irrigati con soluzioni nutritizie. Successivamente si elaborò un nuovo metodo di coltivazione con radici immerse nel liquido fertilizzante: era la premessa per quelle che diventeranno le colture idroponiche di oggi, particolarmente applicate per coltivazione di ortaggi e piante d’appartamento.

Perché questa coltura così particolare affascina? Sicuramente il vantaggio principale è il risparmio di tempo e sappiamo quanto questo conti oggi. Con l’idrocoltura la manutenzione è semplicissima: generalmente si impiega un duplice contenitore, in cui un recipiente è destinato a contenere le radici e mantenere eretta la pianta in un materiale inerte, come argilla espansa granulosa, ed un contenitore più grande per lo speciale fertilizzante solubile in acqua oppure granuli scambiatori di ioni. Il fertilizzante passerà attraverso i fori applicati sul fondo del recipiente e fornirà alla radici quanto necessita al nutrimento della pianta.

Come detto, questa particolare coltura viene usata anche per la produzione commerciale di ortaggi, in serre attrezzate con vasche speciali. L’alimentazione in questo caso avviene per percolazione, attraversando dall’alto verso il basso un substrato solido di sabbia silicea, argilla espansa o altri materiali inerti che non interagiscono con la soluzione nutritiva. Anche nel caso della coltivazione di ortaggi, questo sistema presenta diversi vantaggi come la riduzione del consumo d’acqua che porta a maggiore precocità e produzioni superiori. La pianta, disponendo di un’alimentazione specifica e bilanciata in base alle sue reali esigenze, sfrutta al massimo le sue potenzialità. Un altro aspetto interessante è il rigoroso controllo delle malattie parassitarie e la possibilità di ripetere in successione la stessa specie.

Esempio interessantissimo di accostamento di cultura acquaponica e idroponica è quello realizzato all’interno del padiglione del Belgio a Expo Milano: nell’acquacoltura, una vasca apposita dove vengono allevati i pesci, le escrezioni degli animali possono accumularsi nell’acqua e aumentarne la tossicità. Mediante il sistema Acquaponic realizzato, l’acqua di questa vasca viene immessa nel sistema idroponico dove le escrezioni animali sono scisse in nitriti e nitrati dai batteri nitrificanti e questi ultimi sono utilizzati dalle piante come nutrienti. Infine, l’acqua detossificata viene fatta ricircolare verso il sistema di acquacoltura.

La coltura idroponica sembra avere tutte le carte in regola per rappresentare il nostro futuro: infatti è considerata una tecnica di coltivazione eco–compatibile, non prevedendo geosterilizzazioni e non impiegando enormi quantità di acqua e fertilizzanti. In più, la qualità dei prodotti agricoli e orticoli coltivati con questa tecnica ha fatto importanti passi avanti: il mercato apprezza non solo gli aspetti tradizionali -freschezza, gusto e sapore- ma anche aspetti quali le condizioni di produzione -responsabilità ambientale e sociale- e la sicurezza del prodotto.

 

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