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ORTO IN TERRAZZO

Guida alla pacciamatura nell’orto

 

In questa stagione il nostro orto dovrebbe essere pressoché libero da qualsiasi pianta, escluse quelle poliennali e da frutto. Progettate le aiuole, sistemato l’impianto di irrigazione, possiamo iniziare a pensare a come proteggere il terreno e migliorarne la fertilità in modo del tutto naturale. La pacciamatura è infatti una soluzione molto semplice che, tuttavia, svolge una serie di importanti funzioni capaci di aiutare le piante da orto a produrre raccolti abbondanti e di qualità e, al contempo, a resistere in modo migliore agli stress ambientali. Si tratta di una tecnica ben conosciuta in campo agricolo e che può essere utilizzata con profitto anche nei nostri giardini.
In un certo senso, questa tecnica prende spunto dal comportamento naturale delle piante: se osserviamo un bosco, ci accorgiamo che ai piedi degli alberi è sempre presente uno strato molto spesso di materiale organico denominato lettiera. Si tratta di foglie più o meno decomposte che proteggono l’apparato radicale e arricchiscono il terreno di sostanze nutritive. Naturale, però, non significa semplice. Se si interviene nei modi e nei tempi sbagliati, la pacciamatura può essere più dannosa che benefica e può favorire l’insorgenza di malattie (prevalentemente fungine) e la comparsa di parassiti.

LE FUNZIONI DELLA PACCIAMATURA

Una buona pacciamatura assolve molti compiti: in primo luogo consente di mantenere l’umidità del terreno a un buon livello. Lo strato di pacciamatura evita che il suolo si secchi eccessivamente nel corso della stagione calda, permettendo alle piante di disporre di acqua a sufficienza anche in piena estate. In questo modo, tra l’altro, possiamo ridurre le irrigazioni, aumentare la sostenibilità del nostro orto e risparmiare un bene prezioso come l’acqua.
Una seconda funzione della pacciamatura è quella di contrastare la crescita delle infestanti. Coprendo il terreno, la pacciamatura impedisce alla luce di raggiungere il suolo e, quindi, riduce la possibilità che i semi delle malerbe possano germinare. Anche nel caso in cui lo facessero, tuttavia, le infestanti sarebbero decisamente filate: molto allungate e di colore chiaro, a volte addirittura bianco, sono molto deboli e, in un attimo, le possiamo eliminare semplicemente sfilandole dal terreno. In questo caso, infatti, le infestanti utilizzano tutte le riserve presenti nel seme per superare lo strato di pacciamatura: se questo presenta un buon spessore, alle malerbe resteranno poche energie e non daranno troppo fastidio alle nostre coltivazioni.
Un altro vantaggio nell’utilizzo della pacciamatura è costituito dal fatto che protegge il terreno dagli sbalzi di temperatura. In inverno, riduce la possibilità che il terreno ghiacci e quindi comprometta la vitalità delle piante e, a volte, la stessa integrità fisica delle radici; in estate, invece, il terreno viene mantenuto fresco dal momento che la pacciamatura si comporta alla stregua di uno strato isolante. Questo è molto importante per evitare che durante i mesi più caldi l’apparato radicale vada in stress da caldo e, quindi, interrompa la propria attività. Nelle stagioni di mezzo (autunno e, soprattutto, primavera), le radici sono “tenute al caldo” e dispongono di 1 o 2 gradi centigradi in più rispetto alle piante non pacciamate. Può sembrare poco ma è quanto basta alle radici per iniziare ad approfondirsi nel terreno in modo da anticipare l’entrata in produzione degli ortaggi.
La pacciamatura protegge poi le piante dall’azione diretta degli agenti atmosferici. Non è così difficile riscontrare negli orti danni da compattamento dovuto alle piogge intense – frequenti soprattutto negli ultimi anni – nè problemi dovuti al dilavamento degli strati superficiali del terreno. Vero è che sono fenomeni, in particolare il secondo, che riguardano più gli orti di maggiore di dimensione, tuttavia, è sufficiente che il nostro appezzamento sia in lieve pendenza per innescare fenomeni erosivi intensi. Inoltre, è bene ricordare che la parte superficiale del terreno è quella più fertile dal punto di vista chimico perché ospita i principali elementi della nutrizione e la maggioranza dei microorganismi utili del terreno. In alcune aree, ad esempio nelle zone costiere, la pacciamatura è utile anche per evitare l’erosione provocata dal vento (erosione eolica) che produce i propri effetti soprattutto sui terreni più sciolti: suoli sabbiosi e venti intensi sono un binomio che può essere quindi deleterio ma che possiamo contrastare con un’accorta operazione di pacciamatura.

Evidentemente, come già accennato, la stabilizzazione delle condizioni ecologiche del terreno permette a tanti organismi utili di vivere e proliferare. Uno fra tutti il lombrico: formidabile alleato per “arare” senza fatica il terreno e per trasformare i composti organici in esso presenti in modo che questi siano più facilmente assimilabili dalle piante. Il lombrico è un instancabile lavoratore: scava incessantemente lunghe gallerie nel terreno e ne favorisce così l’areazione. Una maggiore areazione del suolo è importante per lo sviluppo radicale in quanto migliora il rapporto acqua-aria e aumenta il tasso di mineralizzazione della sostanza organica, mettendo così a disposizione delle piante molte risorse nutritive.

LE TIPOLOGIE DI PACCIAMATURA PER L’ORTO

La pacciamatura dell’orto può essere effettuata con materiali naturali o con materiali sintetici. La scelta influisce anche sulla funzionalità del sistema. Infatti, i materiali organici hanno una capacità inferiore nel “riscaldare” il terreno rispetto ai teli in plastica (questi possono portare a un anticipo della raccolta sino a 10 giorni); tuttavia, i materiali naturali sono più efficaci nello smorzare gli sbalzi di temperatura e, allo stesso tempo, forniscono i vantaggi in termini di concimazione e nutrizione di cui abbiamo parlato in precedenza. Anche l’attività dei microorganismi del suolo, molto importante soprattutto se coltiviamo seguendo il metodo dell’agricoltura biologica, può essere influenzata dalla scelta del materiale: nel corso della stagione calda, i teli possono provocare un aumento della temperatura del terreno tanto elevato da compromettere l’attività dei microorganismi, rallentandola per periodi di durata variabile e, comunque, riducendo il loro contributo nei confronti del ciclo degli elementi nutritivi.

La pacciamatura dell’orto con materiali naturali

La pacciamatura con materiali naturali può vedere l’impiego di numerose soluzioni. Di norma, anche per contenere i costi, sono utilizzati scarti vegetali, anche se – ma si tratta più di una curiosità che altro – è stato sperimentato l’uso di cascami di lana ottenendo discreti risultati. La pacciamatura naturale offre il vantaggio di non richiedere smaltimento a fine stagione vegetativa: per iniziare un nuovo ciclo colturale è sufficiente apportare altro materiale pacciamante.
Uno dei migliori materiali che possiamo utilizzare per pacciamare l’orto è sicuramente la paglia. Il suo uso è diffuso in quanto non contiene una quantità eccessiva di semi di piante potenzialmente infestanti e, una volta degradata, fornisce un humus di ottima qualità.
Un altro materiale, spesso disponibile senza difficoltà per gli hobbisti, è costituito dallo sfalcio di prati e giardini. Lo sfalcio, però, nasconde alcune insidie. In primo luogo può contenere numerosi semi di piante infestanti (la quantità è variabile in funzione dell’epoca di sfalcio). In secondo luogo, a differenza della paglia, è un materiale che tende a compattarsi e a formare strati che lasciano passare l’aria a fatica: questo può favorire l’insorgenza di muffe e marcescenze. Per evitare questi inconvenienti, il consiglio è quello di impiegare gli sfalci solo dopo averli fatti asciugare in modo adeguato e di disporli nell’orto in strati sottili.
Una possibile alternativa agli sfalci è costituita dalle foglie degli alberi, con l’eccezione di quelle ricche in tannini (quercia, castagno e noce). Anche in questo caso, è bene disporle in strati sottili per evitare compattamenti. Questa soluzione, per ovvi motivi, è però poco adatta agli orti ubicati in zone molto ventose. C’è poi chi usa le foglie di pomodoro per pacciamare il terreno attorno ai cavoli: si dice che aiuti a respingere gli attacchi della temibile cavolaia.
Negli orti non è infrequente vedere pacciamature realizzate con carta pesante o cartone. In linea di principio, a meno che sia ricco di stampe, questo materiale può svolgere una buona funzione ma non è in grado di fornire sostanze nutritive ed è particolarmente sensibile al vento e alla bagnatura.
Nei giardini siamo abituati a vedere pacciamature realizzate con corteccia, generalmente di conifere. Il suo costo però è proibitivo per essere impiagata in modo massiccio al di fuori del campo ornamentale. Un suo sostituto è rappresentato dal cippato ossia dai residui delle potature di alberi e arbusti sminuzzati da apposite macchine: si ottiene una pacciamatura uniforme e permeabile all’aria.

Qualunque sia il materiale pacciamante che preferiamo utilizzare (o che troviamo vicino a casa), è bene ricordare che per essere efficace lo spessore della pacciamatura deve essere di circa 5-10 cm. In caso contrario la luce potrà giungere al suolo e permettere la crescita delle infestanti. Inoltre, dal momento che si tratta di materiali che vanno incontro a una progressiva mineralizzazione, sarà necessario apportare materiale fresco al di sopra di quello in corso di degradazione.

Un discorso a parte merita il sovescio, ossia la pratica di coltivare piante miglioratrici – in genere leguminose – per poi falciarle e interrarle allo scopo di aumentare il tenore di sostanza organica del terreno e, al contempo, di incrementare la disponibilità di elementi nutritivi a disposizione delle piante. Dal momento che è bene non interrare piante con alto contenuto di umidità, le piante da sovescio sono lasciate a seccare sul terreno prima di essere incorporate nel suolo: una pacciamatura concimante!

Un piccolo difetto dei materiali naturali è costituito dal fatto che, “di nascosto”, sottraggono azoto alle colture (i motivi sono complessi e riguardano la chimica e la microbiologia del terreno), soprattutto quando sono utilizzati materiali legnosi quali il cippato. Questo effetto dura alcune stagioni, ossia fino a che il terreno non ritrova un nuovo equilibrio grazie alla progressiva mineralizzazione della sostanza organica introdotta nel corso degli anni precedenti. Un trucco per contrastare il fenomeno è quello di apportare una piccola quantità di fertilizzante azotato oppure è consigliabile utilizzare il compost alla stregua di una pacciamatura: uno strato di 5-10 cm è ottimo sia per contrastare le infestanti e conservare l’umidità del terreno sia per apportare sostanze nutritive. Le infestanti che si dovessero formare – e di sicuro si formeranno data la ricchezza del compost – potranno essere rimosse facilmente in quanto affonderanno le loro radici esclusivamente nel soffice materiale pacciamante: sarà un attimo estirparle!

La pacciamatura dell’orto con materiali sintetici

Se nell’orto preferiamo utilizzare materiali sintetici, tipicamente plastici, dobbiamo essere consapevoli che la stesa di questi prodotti richiede un terreno perfettamente livellato. Questa soluzione, infatti, prevede l’uso di pellicole sottili ma resistenti le quali, per essere efficaci, devono aderire bene al terreno. In altri termini, il film plastico deve essere ben teso sia al momento della posa in opera sia nel corso della coltivazione. In caso contrario sarà di difficile gestione e potrebbe nascondere insidie dal momento che potremmo non accorgerci di eventuali asperità del terreno mentre percorriamo l’orto. Inoltre, le infestanti potrebbero riuscire a svilupparsi, facendo capolino tra le soluzioni di continuità o in prossimità delle piante coltivate: una volta cresciute, la rimozione delle infestanti potrebbe non essere così agevole e potrebbe anzi danneggiare gli ortaggi. Altra possibile controindicazione per l’uso dei film sintetici è costituita dal fatto che, soprattutto se di colore scuro, possono diventare molto caldi e provocare danni se entrano in contatto con i vegetali: certo è possibile ridurre i rischi evitando di porre i teli troppo vicini ai fusti delle piante; però, in questo caso, si ridurre l’efficacia della pacciamatura e le infestanti spunterebbero proprio laddove recano maggiore disturbo e maggiori difficoltà nella loro rimozione. Inoltre, anche con questi accorgimenti, come impedire alle piante “ricadenti” di entrare in contatto con i teli e subire scottature? Alcune piante, poi, si pensi alle fragole, possono appassire a causa del calore provocato dall’uso di questi teli e, per questo motivo, il classico telo nero può essere sostituito da uno strato di tessuto non tessuto.

A tutto questo si aggiungono anche le preoccupazioni di carattere ambientale: si tratta pur sempre di plastica! Buona parte dei teli in commercio è costituita infatti da polietiliene. Per ovviare a questi problemi, sono state messe in commercio soluzioni costituite da teli realizzati in materiale biodegradabile che, di norma, hanno però il difetto di durare una sola stagione colturale. Uno dei materiali più utilizzati è il materbi ottenuto dall’amido di mais: una soluzione sicuramente più amica dell’ambiente rispetto al classico polipropilene, ma non così semplice da trovare sul mercato; inoltre, una volta degradata, il suo apporto di materia organica al terreno può essere considerato pressoché insignificante.

Dal punto di vista economico, la pacciamatura con materiali sintetici (plastica o biodegradabili) è un impegno gravoso: oltre a una perfetta preparazione del terreno, è necessario stenderlo accuratamente e bloccarlo al terreno per evitare che possa essere sollevato e allontanato dal vento. Uno dei modi più utilizzati per “fermare” i teli pacciamanti è quello di ricoprirlo con un piccolo cumulo di terra: aspetto da considerare quando si fanno i calcoli per capire quanti metri quadrati di materiale occorre acquistare. I teli, d’altra parte, non sono a buon mercato e presentano anche costi di smaltimento dal momento che al termine della stagione devono essere raccolti e conferiti presso le cosiddette “isole ecologiche” (quelli biodegradabili, invece, devono essere acquistati nuovamente all’inizio della stagione vegetativa). A meno che si usino materiali plastici molto sottili – che durano una sola stagione al pari di quelli biodegradabili – i teli sintetici hanno il difetto di obbligare l’orticoltore a utilizzare gli stessi fori per più anni, cosa che potrebbe non essere ideale se si vuole praticare la rotazione delle colture: le distanze tra i fori valide per la lattuga, potrebbero non esserlo per altri ortaggi (si pensi ai pomodori o alle melanzane).

© Riproduzione riservata

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Luca Masotto By


2 Commenti

  1. Mauro scrive:

    Finalmente un articolo sufficientemente chiaro sulla pacciamatura, in cui si capisce il fenomeno di sottrazione di azoto, e che per questo motivo il miglior materiale organico per pacciamare è dato dal compost maturo. Al contrario di quanto citato nell’articolo le mie conoscenze mi dicono che non dovrebbe dare grandi problemi di presenza di semi infestanti, vista la temperatura alla quale avviene il compostaggio: dovrebbe rendere sterili i semi. Un quesito a cui invece faccio fatica a rispodere (e a gestire nell’orto) è il seguente: come si semina in presenza di pacciamatura? La pacciamatura non dovrebbe rendere difficoltosa la germinazione del nostro seme, così come fa con il seme delle infestanti?
    Grazie per il bell’articolo, completo e chiaro

    • La redazione di Greenservice.it La redazione di Greenservice.it scrive:

      Buongiorno Mauro, siamo contenti che abbia trovato utile il nostro articolo. Cerchiamo ora di risponderle al meglio.
      Il compost, come correttamente osservato, dovrebbe essere privo di semi di infestanti. Tuttavia, spesso accade che semi di infestanti, trasportati dal vento o da animali, giungano nel nostro orto dagli appezzamenti vicini: in questo caso le malerbe possono svilupparsi facilmente ma altrettanto facilmente possono essere rimosse, dal momento che l’apparato radicale si approfondisce in un letto di soffice compost dal quale può essere “sfilato” senza difficoltà.
      Per quanto riguarda la compatibilità tra semina e pacciamatura è presto detto: la pacciamatura deve essere fatta solo dopo che le piantine sono germinate e si sono sviluppate a sufficienza (oppure dopo che abbiamo messo a dimora le piantine nate in semenzaio). In caso contrario, giustamente, rimarrebbero “sommerse” dalla pacciamatura e diverrebbero filate ossia molto deboli.
      Grazie per la sua attenzione!
      La redazione di Greenservice.it

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