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ORTO IN TERRAZZO

Guida alla coltivazione della carota biologica

 

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NUTRI-DG

 

Da sempre la carota è conosciuta per via delle sue proprietà terapeutiche. Non a caso la provitamina A è denominata anche carotene, fondamentale per ridurre il rischio di particolari malattie degli occhi e della pelle dovute alla carenza di questo fondamentale fattore della nutrizione. La carota è anche ricca di vitamina B e C, nonché di sali minerali come potassio, calcio e fosforo.

La diffusione della coltivazione della carota, ovviamente, è da mettere in relazione anche alla sua notevole adattabilità che la rende coltivabile in molte fasce climatiche, sebbene prediliga quelle temperate. Sembra che la carota sia originaria dell’area mediorientale e che la sua coltivazione si sia diffusa in Europa solo a partire dal periodo medioevale.

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Caratteristiche ed esigenze colturali della carota

La carota è una coltura relativamente semplice dal momento che la specie si adatta a numerose condizioni agroclimatiche. Se vogliamo coltivare la carota con successo, tuttavia, è bene disporre di terreni tendenzialmente sciolti – al limite di medio impasto – in modo che l’ortaggio non abbia difficoltà a svilupparsi e ingrossarsi. È bene inoltre rimuovere il cosiddetto scheletro del suolo (ossia pietre e sassi) in modo che le carote si sviluppino regolarmente, senza le caratteristiche biforcazioni delle radici che talvolta ci sorprendono quando estraiamo l’ortaggio dal terreno. La presenza di un terreno sciolto è utile anche in fase di raccolta della carota una volta giunta a maturità: un suolo leggero facilita questa operazione mentre un substrato pesante e argilloso può favorire la rottura della radice se non si opera con estrema attenzione. Un altro accorgimento per intraprendere la coltivazione della carota è quello di verificare il drenaggio del terreno per scongiurare possibili ristagni idrici.

Per quanto riguarda le esigenze di temperatura si forniscono i seguenti valori indicativi: per la germinazione sono richiesti almeno 10°C, mentre la temperatura ottimale di crescita è compresa tra i 20°C e i 27°C. In caso di caldo intenso, ossia sopra i 35°C, lo sviluppo dell’ortaggio si arresta e la pianta entra nella cosiddetta stasi vegetativa. Le varietà più tardive hanno mostrato una notevole resistenza al freddo: dopo l’ingrossamento della radice, infatti, la carota può tollerare temperature basse, nell’ordine dei 3°C al di sotto dello zero.

La semina della carota

Il seme della carota è minuscolo, tanto che in un grammo di semente ci sono circa 1.000 semi. In realtà, dal punto di vista botanico, non si tratta di un seme, bensì di un frutto particolare che prende il nome di “achenio”; è di colore verde-grigio e ha un tipico odore aromatico. Nonostante la dimensione limitata, il seme della carota è un concentrato di energia: la facoltà germinativa può raggiungere tranquillamente i cinque anni. Pertanto, se avete bustine di semi un po’ datate, non gettatele: provate a seminarle e vedrete che il risultato non mancherà. Certo, nel caso si utilizzi seme vecchio bisogna ricordarsi di aumentare la dose in quanto la capacità di germinazione diminuisce sensibilmente con l’età del materiale propagativo. Non bisogna invece spaventarsi se dopo una settimana dalla semina ancora non vediamo spuntare le agognate piantine; i tempi di germinazione della carota sono abbastanza lunghi e sono compresi tra gli 8 e i 15 giorni circa in funzione della temperatura. È del tutto normale che, anche dopo l’emergenza, la piantina si sviluppi molto lentamente. Dopo la semina, di norma si procede con una leggera rullatura in modo da far aderire il seme al terreno.

La carota si semina quasi tutto l’anno, da gennaio a ottobre. Si può effettuare una semina scalare, ripartita in più settimane, in modo da avere carote fresche nel corso dell’intera stagione produttiva. In particolare, ove il clima lo permette, le varietà precoci possono essere seminate da gennaio a marzo in modo da avere pronto il raccolto primaverile. Le varietà a radici mezze lunghe e lunghe (che saranno raccolte a fine estate) potranno essere seminate in aprile e maggio; mentre le varietà tardive (raccolto invernale di cultivar con radici lunghe e mezze lunghe) possono essere seminate da agosto a fine ottobre.

Considerata la lentezza della germinazione è possibile coprire il letto di semina con un tessuto non tessuto per rendere più rapida l’emergenza delle piantine. Per prepararsi alla semina si consideri che sono necessari circa 5 grammi di semente ogni 10 metri quadrati di aiuola destinata a carote. Si tratta di un quantitativo davvero limitato che, associato alle piccole dimensioni del seme, ne rende difficoltoso lo spargimento. Per questo motivo, spesso il seme è addizionato di materiali inerti che hanno lo scopo di aiutare la semina. Nell’orto di casa si possono utilizzare con successo sia la sabbia sia i fondi del caffè. Prima di procedere alla semina, è bene livellare il terreno e sminuzzarlo: se ciò fosse un problema e il terreno fosse ricco di zolle grossolane, è opportuno procedere alla semina all’interno di solchi da addizionare di sabbia e da ricoprire con terriccio o terra fine. Ricordiamoci sempre che per una buona germinazione il seme deve essere in stretto contatto con il terreno, altrimenti avrà molte difficoltà a imbibirsi e a dare il via allo sviluppo della piantina. La distanza ottimale tra i solchi è di circa 20-25 cm mentre lungo la fila le piante devono cresce a una distanza di almeno 4 centimetri. Nulla vieta tuttavia di seminare a spaglio; in questo caso, però, è importante procedere a una attenta operazione di diradamento quando la pianta ha emesso almeno 4 foglie e le foglie hanno un’altezza di circa 5 centimetri: in altri termini le piantine dovranno essere sfoltite in modo che vi siano almeno 4 o 5 centimetri tra una carota e l’altra.

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La concimazione della carota

La carota è una specie che consuma un discreto quantitativo di azoto, uno dei principali elementi della nutrizione vegetale. Inoltre, per una buona probabilità di successo, la carota richiede buoni apporti di calcio e di sostanza organica ben umificata. Se disponibile si può ricorrere al letame, purché abbia ottime caratteristiche qualitative ossia sia ben maturo e non troppo ricco in paglia. In caso contrario, infatti, si favoriscono alcuni parassiti e le biforcazioni delle radici. L’apporto di sostanza organica può essere effettuato al momento della lavorazione del terreno (vangatura) solo se è ben umificata, altrimenti è meglio distribuirla nel corso della coltura precedente.

L’irrigazione della carota

L’irrigazione è fondamentale nel corso della prima fase di coltivazione della carota. Subito dopo la semina è importante irrigare e mantenere poi umido il terreno con adacquamenti relativamente frequenti. Un accorgimento importante è quello di adottare strumenti per “rompere” le gocce di acqua in modo che non compattino eccessivamente il terreno; la crosta superficiale che si forma soprattutto nei suoli più ricchi di limo e argilla può essere causa di una scarsa e irregolare emergenza delle piantine. La copertura con tessuto non tessuto, oltre ai già citati vantaggi in termini di velocità di germinazione, è utile anche a evitare questo pericoloso fenomeno.

L’irrigazione della carota deve poi proseguire per tutto il ciclo colturale, avendo l’accortezza di sospendere le bagnature un mese prima della raccolta. Questa pratica ridurrà di molto la possibilità che si formino spaccature nella radice oppure che si instaurino fenomeni di marcescenza. Per evitare spaccature e fessurazioni è opportuno anche evitare irrigazioni con acqua eccessivamente fredda.

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La lotta alle infestanti nella coltivazione della carota

La lotta alle infestanti è una pratica chiave per avere successo nella coltivazione della carota. Questo ortaggio, infatti, soffre la competizione con le malerbe a causa della già ricordata lentezza di germinazione e di sviluppo nelle prima fasi di vita. Riuscire a contrastare le infestanti non è semplice se si ricorre alla tradizionale semina a spaglio: in questo caso sono necessari numerosi e pazienti interventi di scerbatura manuale, dove le malerbe devono essere asportate singolarmente. Se invece si pratica la semina a file, è possibile semplificare la lotta alle infestanti procedendo con regolari zappature o sarchiature nell’interfila; dal momento che la germinazione è lenta, tuttavia, come possiamo procedere a sarchiare subito dopo la semina senza rovinare la nostra coltivazione? Un utile trucco è quello di seminare alcune piantine di ravanello all’interno dei solchi: si tratta di una specie che emerge molto rapidamente e che funzionerà alla stregua di un “segnafila” permettendoci così di sarchiare solo laddove necessario e salvaguardando le carote.

Un altro accorgimento utile per contrastare le infestanti che affliggono la carota – e per la verità anche molti altri ortaggi – è quello di procedere alla falsa semina. Questa tecnica prevede di preparare il letto di semina, irrigando se necessario, e successivamente di aspettare che le piante spontanee germinino. Una volta germinate potranno essere rimosse e si potrà procedere alla semina della carota, avendo l’accortezza di smuovere il meno possibile il terreno, pena lo sviluppo di numerose altre malerbe.

In commercio sono presenti anche teli preseminati che riducono di molto il problema ma che si adattano solamente a piccole superfici. Si tratta di materiali biodegradabili – spesso cellulosa – che contengono al loro interno sementi disposte alla giusta distanza. Il costo, come si può immaginare, è tuttavia elevato e diventa proibitivo se applicato su appezzamenti relativamente grandi.

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Le avversità della carota

Le principali avversità che possono affliggere la coltivazione della carota sono la peronospora e la alternariosi. Si tratta di malattie fungine che si sviluppano con una certa facilità se il decorso stagionale è caldo e umido. Per ridurre le possibilità di sviluppo di queste malattie è possibile ricorrere all’impiego di prodotti a base di rame, consentiti in agricoltura biologica. Il periodo per effettuare questi trattamenti è indicativamente quello di maggio-giugno, sempre che il tasso di umidità ambientale sia elevato e, quindi, predisponente alle malattie. In caso contrario è meglio evitare ogni trattamento: sebbene consentiti in agricoltura biologica, anche i prodotti rameici sono da utilizzare solo se strettamente necessario. Molte malattie fungine che colpiscono la parte aerea e radicale della carota sono favorite da livelli di umidità elevati, talvolta conseguenza di sesti di impianto troppo fitti.

Questo ortaggio è colpito anche da un insetto parassita conosciuto come mosca della carota (Psilla rosae). Si tratta di un piccolo dittero le cui larve si nutrono scavando gallerie all’interno delle radici. In questo caso i migliori rimedi biologici consistono nella consociazione con cipolla o porro, nella copertura del terreno con tessuto non tessuto e nell’utilizzo di apposite trappole cromotropiche di colore giallo che attirano gli insetti e li catturano impedendo che provochino danni alla coltura.

Altri danni, sebbene meno frequenti, possono derivare da lumache, topi e talpe.

Tra le avversità non parassitarie, invece, le più gravi sono quelle provocate da stress idrici con forti escursioni del tenore di umidità del terreno (le radici si deformano) oppure causate da eccesso di umidità nella fase finale della coltivazione (le radici tendono a spaccarsi).

In caso di carenze nutrizionali, la carota mostra sintomi abbastanza chiari: la mancanza di azoto provoca l’ingiallimento delle foglie o la loro colorazione poco intensa; la mancanza di fosforo comporta una colorazione violacea e una vegetazione stentata, mentre un apporto insufficiente di potassio causa accorciamento e imbrunimento delle foglie.

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La raccolta della carota

La raccolta si effettua estirpando le radici prima che queste abbiano raggiunto il completo sviluppo. In questo modo gli ortaggi saranno dolci e croccanti, nonché privi del colletto verde in prossimità delle foglie che spesso caratterizza le carote più “vecchie”. Raccogliendo con questo lieve anticipo, inoltre, sarà più difficile incorrere in carote colpite da spaccature o da un cuore (ossia la parte dura centrale) particolarmente pronunciato. In generale, però, bisogna evitare di raccogliere carote con un diametro della radice inferiore al centimetro.

In un orto familiare, è possibile ottenere produzioni medie di circa 3 chilogrammi di radici per ogni metro quadrato di aiuola investita.

La conservazione della carota

Una volta raccolta la carota è opportuno rimuovere prontamente le foglie ed evitare di pulire completamente le radici dal terreno. In questo modo si potrà aumentare il periodo di conservazione della radice che potrà addirittura raggiungere i 3 o 4 mesi se si avrà l’accortezza e la possibilità di mantenere le carote in un luogo fresco – come una cantina – disponendole all’interno di cassette e intervallando uno strato di carote a uno strato di sabbia.

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Luca Masotto By


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