Può sembrare quasi paradossale ma anche il suolo può avere problemi strutturali. Anche la terra – notoriamente bassa – può “collassare” su se stessa e diventare meno ospitale per la vita delle piante.
Spesso si sente parlare di terreni sabbiosi o argillosi con riferimento alla granulometria del terreno: “questa pianta ha bisogno di terreni sabbiosi” piuttosto che “tollera terreni argillosi”. In realtà, conoscere solo la granulometria del suolo è di poca utilità se non si analizza anche la sua struttura ossia la modalità con la quale le particelle del suolo interagiscono tra loro e si legano le une alle altre. Può succedere che un terreno argilloso sia ben strutturato grazie ad alcuni “cementi” naturali e pertanto la sua struttura sia tale da permettere un rapido sgrondo delle acque e un ricambio rapido dell’aria tellurica, condizioni ideali per ottenere piante rigogliose. Insomma può accadere che certi suoli argillosi siano molto… sabbiosi (non a caso si parla anche di granulometria apparente)!
La struttura del terreno è di fondamentale importanza non solo perché favorisce l’approfondimento radicale, ma anche perché facilita le lavorazioni. Una cosa è lavorare un campo molto pesante (“buono solo a fare mattoni”), un’altra è arare (o vangare) un appezzamento ben strutturato che raggiunge facilmente le condizioni ideali (la cosiddetta “tempera”). Poi non dimentichiamo che l’aggregazione delle particelle consente la formazione di spazi liberi, riempiti prontamente da acqua e aria, dove pullula una notevole e benefica attività di micro e macro organismi (pensiamo ai lombrichi).
Ma, al di là della teoria, come possiamo migliorare la struttura del terreno? Il primo consiglio è “non fare danni”, ossia non lavorare mai un terreno troppo bagnato in quanto, in questo caso, si favorirebbe il collasso della struttura esistente: le forze leganti verrebbero meno e gli aggregati si romperebbero in tante microparticelle, rendendo il terreno asfittico. Al contrario, lavorare il terreno in tempera – e farlo indicativamente al termine dell’estate – è un ottimo modo per rafforzare la struttura in quanto i processi di gelo-disgelo autunno-invernali favoriscono la compattazione degli aggregati.
Infine, per favorire ulteriormente l’aggregazione occorre aumentare i “cementi” tra i quali, il principe è sicuramente la sostanza organica. Una letamazione, o una somministrazione di buon compost, aiuta le particelle a riunirsi in granuli anche perché il processo di umificazione stimola l’attività microbica e, con questa, la produzione di metaboliti secondari in grado di legare stabilmente le particelle: processi biochimici molto complessi che, fortunatamente, sono a completo carico della microflora e della microfauna terricole.
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