È impensabile immaginare una città senza alberi, dati gli effetti benefici ampiamente dimostrati dalla scienza. Eppure, quando questi raggiungono e oltrepassano la fase di maturità e presentano dimensioni importanti è bene verificarne la stabilità biomeccanica.
È sbagliato lasciarsi prendere dalla paura irrazionale solo perché un albero raggiunge altezze imponenti e durante le giornate ventose e i temporali oscilla. Alberi in buona salute che raggiungono e oltrepassano i venti metri non mostrano rischi significativi. Tuttavia, è bene ricordare che in città gli alberi sono sottoposti a numerose fonti di stress che possono aumentare le possibilità di incorrere in infezioni funginee tra le principali responsabili della degradazione del legno (= carie). Più un albero è lontano dalle condizioni ottimali per la propria crescita, maggiormente sarà soggetto a malattie dovute all’azione di agenti patogeni. I funghi xilofagi si nutrono del legno degli alberi diminuendone la stabilità e la risposta agli stimoli meccanici esterni.
Le temperature troppo alte, le potature energiche, l’inquinamento e la presenza di un terreno molto compattato e asfittico (si pensi per esempio agli alberi radicati nei pressi di un’aiuola utilizzata come parcheggio) sono tutti fattori che possono concorrere significativamente al deperimento del verde urbano.
Ci sono alcuni fenomeni che dovrebbero destare l’attenzione dei proprietari degli alberi perché possibili segnali della compromissione della stabilità quali:
Tuttavia, in molte situazioni gli alberi non presentano alcun sintomo. Perciò è importante sottoporre a controllo quelle alberature che abbiano superato i 25 anni di vita, raggiungano dimensioni importanti e soprattutto sono radicati in contesti urbani molto frequentati.
In questi casi è importante un’analisi visuale (Vta) condotta da dottore agronomo regolarmente iscritto all’albo professionale di riferimento. Nei casi più complessi è bene che l’analisi visuale sia accompagnata dall’indagine strumentale capace di produrre dati più oggettivi su cui esprimere un parere il più oggettivo possibile. Tra gli strumenti si ricordano il resistografo (noto anche come dendrodensimetro) consistente in un ago roteante capace di saggiare lo stato di degradazione del legno interno per 40 cm, il tomografo che attraverso la propagazione delle onde sonore rileva lo stato di degradazione dell’intera sezione del tronco e, infine, il pulling test è una simulazione del carico che l’albero riesce a sopportare prima di subire danni irreversibili come ribaltamenti e schianti. L’utilizzo degli strumenti integrato con la professionalità del tecnico di riferimento è la combinazione migliore per verificare la sicurezza e il benessere dei propri alberi.
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