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ORTO IN TERRAZZO

Guida alla coltivazione della cipolla biologica

 

La cipolla è una comunissima pianta coltivata, appartenente alla famiglia delle Liliacee (secondo alcuni è riclassificata nella famiglia Amarillidacee). La sua coltivazione è molto antica, tanto che può essere fatta risalire ai tempi degli antichi Egizi quando era fornita in grande quantità agli operai che partecipavano alla costruzione delle piramidi. In seguito, presso lo stesso popolo, la cipolla assunse un valore spirituale a causa dei cerchi circoncentrici che si possono osservare tagliandone una sezione: resti di questo ortaggio sono stati rinvenuti nelle orbite oculari della mummia del faraone Ramses IV ed è stato accertato dagli storici che era uno degli ingredienti utilizzati durante il complesso processo di mummificazione. I Romani introdussero poi la cipolla in Europa da dove, molto tempo dopo, con Cristoforo Colombo prese la strada delle Americhe.

Oggi gran parte della produzione mondiale di cipolla è ottenuta in Cina; in Italia, le regioni più interessate dalla coltivazione di questo ortaggio – il cui nome scientifico è Allium cepa – sono in prevalenza quelle meridionali (Campania, Sicilia e Puglia), ma è molto diffusa anche in Emilia Romagna. Inutile dire che negli orti amatoriali la cipolla è coltivata in tutte le regioni, dal livello del mare sino in montagna.

La cipolla è una pianta erbacea biennale il cui ciclo di sviluppo, tuttavia, è interrotto al termine del primo anno, prima che possa emettere il fiore. Quest’ultimo, per inciso, è costituito da un lungo scapo fiorale al culmine del quale è presente un’infiorescenza a ombrella con fiori di colore bianco-giallastro. Il frutto che si sviluppa è una capsula.

La parte edule – quella che utilizziamo come alimento o condimento – è costituita da foglie carnose a forma di anello, ricche di sostanze di riserva e avvolte da una membrana molto sottile.

Nel corso degli anni, la selezione operata dagli stessi agricoltori ha permesso di ottenere numerose varietà, ciascuna delle quali diversa per caratteristiche morfologiche e colturali. La ricerca orticola ha poi portato alla definizione delle moderne varietà coltivate. Oggi esistono innumerevoli varietà di cipolla, adatte agli svariati usi che la gastronomia fa di questo ortaggio. Per esempio esiste la cipolla per consumo fresco (generalmente si tratta delle varietà precoci) e quella coltivata per essere conservata nel lungo periodo (di norma tutte le varietà raccolte alla fine dell’estate o all’inizio dell’autunno per essere consumate nei mesi successivi). Esistono poi varietà che sono utilizzate per la preparazione di sottoli e sottaceti: la più famosa è probabilmente la ‘Borettana’. Altre varietà, difficilmente coltivate dagli appassionati, sono invece utilizzate per le preparazioni industriali o per le mense in quanto molto adatte a essere disidratate.

Al di là delle tipologie e degli usi, tra le varietà più comuni si possono ricordare: ‘Rossa di Tropea’, caratterizzata da bulbo a fiasco e tuniche esterne di colore rosso intenso; ‘Rossa Toscana’, con bulbo di dimensioni medio-grandi e tuniche rosse, ottima per il consumo invernale; ‘Dorata di Parma’, anch’essa idonea per il consumo con tunica di colore giallo dorato; ‘Barletta’, ottima per il consumo fresco (se seminata in tarda estate) ma anche per la produzione di sottaceti (se seminata in primavera).

Le condizioni ideali per la coltivazione della cipolla bio

Al pari di tutte le altre colture, per poter avere delle buone produzioni senza l’ausilio di prodotti di sintesi, è fondamentale mettere a disposizione delle piante un terreno con caratteristiche quanto più simili a quelle preferite dalla specie. Per questo motivo, per ottenere cipolle di qualità è importante che il terreno sia di medio impasto o sciolto, ossia con una buona percentuale di sabbia. Molto importante è inoltre la possibilità che le acque in eccesso siano rapidamente smaltite al fine di evitare deleteri ristagni. Questo può essere complicato da ottenere in pieno campo ma se coltiviamo sul terrazzo – la cipolla si presta molto bene alla coltivazione in contenitore – è sufficiente scegliere cassette abbastanza profonde e dotate di fori per l’allontanamento delle acque.

I valori ideali di pH adatti alla coltivazione della cipolla sono compresi tra 6 e 7, corrispondenti a una reazione del terreno neutra o lievemente acida. Condizioni di eccessiva acidità possono essere negativi, soprattutto per la grandezza del bulbo a maturità e per lo spessore delle tuniche.

Per quanto riguarda le temperature, la cipolla si adatta bene a tutte le condizioni climatiche del nostro Paese. Le temperature ottimali per lo sviluppo della pianta sono comprese tra i 20°C e i 25° C, mentre la temperatura minima si attesta intorno ai 5°C.

La preparazione del terreno per la cipolla bio

Come per tutte le colture da “radice” – sebbene in questo caso il termine sia improprio – anche per la cipolla è importante preparare un terreno soffice e ben strutturato, in modo che il bulbo possa svilupparsi senza incontrare ostacoli. Una buona struttura è importante anche per favorire lo sgrondo delle acque e ridurre il rischio di attacchi da parte di patogeni, primo fra tutti il temibile Fusarium.

Un buon tenore di sostanza organica è quindi determinante per il successo di questa coltura, sostanza organica che può eventualmente essere incorporata in modeste quantità al momento della lavorazione principale che, in un orto a per l’autoconsumo, corrisponde a una bella vangatura (almeno 20 cm di profondità). L’apporto di compost o letame può anche essere nullo, in quanto la cipolla gradisce più che altro la sostanza organica stabilizzata, ossia derivante dai cicli colturali precedenti.

La concimazione della cipolla bio

Al di là dell’apporto di sostanza organica di cui si è detto, fondamentale anche per il rilascio graduale di elementi della nutrizione, è bene ricordare che la cipolla giova di una buona disponibilità di zolfo e di potassio. Mentre il secondo è spesso presente in quantità adeguate in tutti i terreni italiani, potrebbe essere necessario apportare un po’ di zolfo per migliorare la gradevolezza dei bulbi. Attenzione però alle quantità: troppo zolfo favorisce la formazione di cipolle dal gusto eccessivamente piccante.

Un quantitativo eccessivo di azoto – difficile da avere se si seguono le tecniche colturali proprie dell’agricoltura biologica – è da evitare perché ritarda la formazione del bulbo e riduce la conservabilità del prodotto.

Semina e trapianto della cipolla biologica

L’avvio della coltivazione della cipolla può essere effettuato sia tramite la semina sia tramite la messa a dimora di bulbi.

La semina è la pratica più complessa che richiede un’ottima padronanza tecnica e una buona sensibilità per comprendere le migliori condizioni sotto le quali operare. È fondamentale una preparazione del terreno molto accorta sia per quanto riguarda la vangatura sia, soprattutto, per quanto concerne la successiva operazione di affinamento che, in un orto familiare, è eseguita con l’ausilio di un rastrello. Se ci si vuole cimentare con la semina diretta in campo, è necessario preparare un letto uniforme e livellato e procedere con la semina a spaglio. Una volta che le piante avranno raggiunto i 10 cm di altezza è possibile procedere al diradamento creando delle file, aspetto importante in quanto garantirà un contenimento delle malerbe più semplice. La distanza ottimale tra le file è di circa 30 cm mentre quella sulla fila è di circa 15 cm.

La coltivazione della cipolla di solito offre migliori risultati con il trapianto, tecnica che consiste nel mettere a dimora i piccoli bulbi, quando questi presentano un diametro non superiore ai due centimetri. La punta dei bulbi dovrà sporgere leggermente dal terreno. Questa operazione può essere svolta in primavera nelle regioni settentrionali oppure, se si abita nel centro-sud, può essere anticipata all’autunno. Se si preferisce utilizzare il trapianto, quindi, la distanza tra le file dovrà essere di circa 30 o 40 centimetri mentre sulla fila la distanza sarà di 10 centimetri. Qualora si volessero produrre cipolline da conservare sottaceto, la distanza sulla fila sarà ridotta a 5 cm dal momento che la pezzatura richiesta a maturità è molto inferiore.

L’irrigazione della cipolla bio

Gli adacquamenti devono essere molto ben calibrati, ricordandosi che la cipolla non tollera ristagni idrici che, anzi, possono essere molto negativi sul raccolto finale. Inoltre, occorre considerare che il tradizionale periodo di coltivazione della cipolla per il consumo fresco – primavera – coincide con la stagione più piovosa e, spesso, la piovosità è più che sufficiente per le necessità della coltura. In ogni caso, è fondamentale interrompere le irrigazioni entro un mese dalla raccolta (massimo 20 giorni) perché un eccessivo tenore idrico dei bulbi ne compromette la conservazione.

La rotazione nella coltivazione della cipolla bio

Analogamente al “cugino” aglio, anche la cipolla soffre di stanchezza del terreno, motivo per il quale è fondamentale procedere ad ampie rotazioni colturali. In altri termini, la coltivazione della cipolla non deve tornare su se stessa prima che siano trascorsi tre anni (rotazione triennale). Meglio sarebbe avere un po’ più di pazienza e utilizzare una rotazione più lunga, di almeno quattro o cinque anni. Tra un ciclo e il successivo è possibile coltivare specie come carota o radicchio mentre, per motivi fitosanitari, sono da evitare ortaggi come barbabietola e cavolo.

Nel caso vengano osservate malattie fungine o legate alla presenza di nematodi nel terreno, è opportuno attendere almeno sette anni prima di coltivare nuovamente la cipolla su quel terreno.

Le avversità nella coltivazione della cipolla bio

La cipolla è soggetta a diversi problemi di ordine fitosanitario. Tra questi uno dei più frequenti è costituito dalla peronospora, una malattia fungina che si manifesta sotto forma di macchie allungate e biancastre sulla superficie delle foglie. Se il decorso stagionale è particolarmente umido, la malattia prosegue il proprio sviluppo con sotto forma di muffa grigio-violacea, mentre con andamenti secchi la parte colpita tende a necrotizzare. Per ridurre l’incidenza di questa malattia è importante utilizzare bulbi sani, evitare eccessi di concimazione azotata e controllare accuratamente l’irrigazione e il drenaggio. Inoltre, in caso di condizioni favorevoli allo sviluppo del patogeno (temperatura superiore ai 18° C e bagnatura fogliare continua), si dovrà intervenire con prodotti rameici.

Un’altra avversità molto temibile della cipolla è costituita dalla cosiddetta “mosca”. Si tratta di un dittero che depone le uova nei bulbi o all’ascella delle foglie. Dalle uova si sviluppano larve che penetrano nei tessuti della pianta, scavando gallerie che facilitano l’insorgenza di attacchi batterici maleodoranti. Per ridurre il rischio di attacchi è bene seguire le rotazioni e mettere a dimora tardivamente i bulbi (scegliendo opportune varietà), nonché coprire la coltura con tessuto non tessuto.

I marciumi sono provocati da svariati patogeni. Sebbene non esistano prodotti ammessi in agricoltura biologica per il controllo di questa avversità, è bene sapere che si sviluppano con maggiore facilità nei terreni umidi e che quindi la migliore strategia difensiva consiste nella prevenzione. Affidarsi ai principi dell’agronomia e gestire al meglio il terreno è spesso sufficiente per contenere i danni. Altrettanto importante è apportare letame ben maturo o compost per riequilibrare la composizione microbiologica del terreno: spesso infatti le malattie si sviluppano perché vi sono condizioni di “vuoto biologico”, in cui i patogeni possono prosperare perché non hanno competitori per le risorse.

Un’ultima avversità da ricordare è un problema fisiologico conosciuto come prefioritura. Si manifesta con la produzione del fiore a scapito dell’ingrossamento del bulbo, soprattutto se le piantine in semenzaio hanno subito carenze idriche o stress termici oppure se ci sono bruschi abbassamenti termici nel corso della coltivazione. Per ridurre l’incidenza della prefioritura è bene affidarsi a varietà poco suscettibili al fenomeno.

La raccolta e la conservazione della cipolla biologica

La raccolta si esegue nel periodo estivo quando le foglie iniziano a seccare, sollevando i bulbi con una paletta e lasciandoli asciugare all’aperto o in luogo ventilato per almeno dieci giorni.

Da un metro quadrato di orto coltivato a cipolle si possono ricavare tra i 3 e i 5 kg di prodotto, un quantitativo spesso sufficiente a soddisfare le esigenze di una famiglia, anche perché le cipolle hanno una buona conservabilità. È sufficiente eliminare la parte fogliare una volta disseccata e posizionare i bulbi in cassette, ricoverandoli in un luogo fresco e asciutto. In alternativa, come è tipico di alcune zone d’Italia, le cipolle possono essere legate in mazzi e conservate appese. Piccolo trucco: le prime cipolle da consumare sono quelle più grandi, poi quelle più piccole, dal momento che queste saranno le ultime a germogliare.

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Luca Masotto By


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