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ORTO IN TERRAZZO

Guida alla coltivazione dei piselli biologici

 

I piselli sono forse la verdura più amata dai bambini. Come purea, nel risotto o al cucchiaio, i piselli – complice il gusto dolciastro – vengono mangiati senza difficoltà anche dai più piccoli: un motivo in più per approcciarsi alla coltivazione biologica di questo prezioso legume. D’altra parte i piselli sono un vero e proprio toccasana per l’intestino grazie alle fibre contenute e sono ricchi di vitamine quali la B1 (fondamentale per la funzionalità del sistema nervoso e di quello cardiaco) e la B9 (importante per il ricambio cellulare e quindi indicata per le donne in gravidanza, per i bambini e per chi è in stato di convalescenza dopo uno stop forzato). I piselli contengono notevoli quantità di fosforo – implicato tra l’altro nel metabolismo legato a denti e ossa –, di potassio, di ferro e di manganese. Non trascurabili nemmeno le dotazioni di vitamina C e di antiossidanti. E poi, come dimenticare il fondamentale apporto di proteine, presenti in quantità molto elevata anche nei confronti degli altri legumi?

I piselli sono quindi un alimento da non trascurare all’interno della dieta del quale possiamo fare scorpacciate sia durante il periodo primaverile-estivo (maggio e giugno sono i mesi dove più facilmente troviamo il prodotto fresco) sia durante il resto dell’anno dal momento che questo legume si adatta a una lunga conservazione anche nel congelatore domestico. In passato – e ancora adesso in alcuni Paesi – i piselli erano conservati per molto tempo anche allo stato secco, facilmente commerciabili anche in epoche dove i trasporti refrigerati non erano disponibili.

I piselli sono coltivati da migliaia di anni tanto che, si dice, siano state tra le prime specie ad essere addomesticate (insieme ai cereali) con l’avvento dell’agricoltura nel periodo neolitico. Nei secoli scorsi sono stati alla base della dieta di molte regioni del bacino del Mediterraneo, prima di passare un po’ in secondo piano in tempi molto recenti.

Caratteristiche della pianta e del fiore

Il pisello è una pianta erbacea a coltivazione annuale dotata di apparato radicale molto espanso e capace di spingersi sino a un metro di profondità se il terreno è particolarmente favorevole all’approfondimento radicale. Quest’ultima caratteristica è decisamente importante in quanto, nell’ambito della rotazione con altri ortaggi, è bene che si avvicendino piante aventi caratteristiche morfologiche differenti e che sfruttano diversi orizzonti del terreno. Le radici del pisello sono molto ramificate e, proprio nelle radichette più piccole, si instaura la simbiosi con i batteri del genere Rhizobium, grazie alla quale la pianta può “fissare” azoto atmosferico. Il fusto dei piselli è poco ramificato, raggiunge altezze comprese tra i 50 cm e i 2 metri a seconda della varietà ed è dotato di viticci che permettono alla pianta di legarsi ai sostegni alla stregua di una rampicante.

Il fiore del pisello è una piccola rarità botanica: alla prossima fioritura non dimentichiamo di osservarne l’architettura davvero particolare e complessa, costituita da un grande e vistoso petalo denominato vessillo, da due petali laterali conosciuti come ali e da una carena derivata dalla fusione del quarto e del quinto petalo. Un’altra particolarità del fiore del pisello consiste nella forma di fecondazione: questa è autogama – ossia vi è un’autofecondazione del fiore – e avviene prima ancora dell’apertura dello stesso (cleistogamia). Questa peculiarità, che potrebbe sembrare di interesse esclusivamente botanico, è in realtà utile per la selezione genetica e il mantenimento delle linee pure. Non a caso la genetica mosse i primi passi proprio con gli studi di Gregor Mendel sui piselli.

Le condizioni ideali per la coltivazione dei piselli bio

Il pisello è un ortaggio dalla coltivazione tipicamente primaverile. Abbastanza freddoloso tende a interrompere la crescita quando le temperature scendono a 4°C mentre la pianta muore se il termometro arriva a -4°C. Una pianta che teme il freddo – e di questo dobbiamo tenerne conto nel momento in cui coltiviamo nelle regioni settentrionali – ma che non si può certo definire amante del caldo se pensiamo che già a 21°C i semi induriscono con ripercussioni negative sulla qualità del prodotto. Per ottenere buoni risultati sotto il profilo qualitativo, quindi, è importante seminare al momento giusto, evitando sia di anticipare eccessivamente la semina (a meno di ricorrere a coltivazioni protette) sia di procedere in ritardo. Un’altra possibilità per chi vive nelle aree più calde è quella di considerare la coltivazione delle taccole, varietà di pisello conosciute anche come “piatte mangiatutto” che sopportano decisamente meglio le temperature più elevate.

Per quanto riguarda la dotazione di elementi nutritivi nel terreno, i piselli non hanno particolari esigenze. È però importante garantire una buona aerazione del terreno, favorendo la strutturazione del suolo sia con lavorazioni (vangatura) eseguite in condizioni ideali di umidità sia con un apporto costante di sostanza organica.

Nonostante il pisello sia una specie molto adattabile, i migliori risultati si hanno con terreni a reazione neutra o lievemente acida (pH compreso tra 5,5 e 7).

La concimazione del pisello biologico

Ormai lo sanno tutti: le leguminose “fissano” l’azoto atmosferico e, pertanto, sono quasi autosufficienti per quanto riguarda questo fondamentale fattore della nutrizione vegetale. Grazie alla simbiosi con i rizobi – e solo se questa si attiva con successo – i piselli possono sfruttare l’azoto naturalmente presente nell’atmosfera e trasformarlo in forme utilizzabili dalla pianta. Di norma, infatti, prima della coltivazione del pisello non è necessario procedere a fertilizzazione né a letamazioni. Questo tuttavia non significa che il pisello disdegni un buon tenore di sostanza organica nel terreno, anche perché è un discreto consumatore di fosforo e potassio nonché di calcio.

Un consiglio utile a chi si fa prendere la mano dall’agonismo dell’orticoltore amatoriale riguarda la concimazione azotata: apportare concimi azotati non vi farà produrre di più rispetto al vicino in quanto la disponibilità di azoto inibisce la formazione della simbiosi tra i rizobi e le piante con il risultato di produrre la medesima quantità sprecando soldi e concime. Le leguminose, infatti, in cambio dell’azoto, devono fornire ai batteri simbionti una fornitura costante di zuccheri: la simbiosi è quindi un costo energetico per la pianta la quale, quindi, se trova azoto a sufficienza nel terreno non avvia questa “collaborazione” con il batterio.

Semina del pisello biologico

Il pisello è una pianta miglioratrice in quanto restituisce il terreno in condizioni di maggiore fertilità e per questo è spesso inserita in apertura di rotazione, seguita da una coltura depauperante. Sempre ai fini della rotazione è buona norma evitare di coltivare il pisello nella stessa aiuola prima che sia passato un periodo di tempo di almeno tre o quattro anni.

Visti i limiti imposti dalle temperature, nelle regioni del nord Italia è bene seminare quando il termometro è stabilmente al di sopra dei 5°C, indicativamente attorno al mese di marzo. A sud degli Appennini, invece, si può seminare in autunno.

La semina del pisello biologico deve essere eseguita a file con distanza tra di esse pari a circa 50-60 cm per le varietà nane e seminane e di 90-100 cm per quelle rampicanti. Anche la distanza sulla fila è funzione della varietà e spazia tra i 5 cm delle varietà nane ai 10 cm di quelle rampicanti. Il pisello soffre la presenza di un’eventuale crosta superficiale del terreno e, quindi, per favorire l’emergenza delle piantine, è opportuno bagnare il fondo del solco prima della semina, evitando di irrigare al di sopra del terreno seminato. Per lo stesso motivo è importante evitare di comprimere in modo eccessivo la terra successivamente alla semina.

Ricordiamoci infine che il seme del pisello vuole “sentire le campane”: un vecchio modo di dire contadino per ribadire l’importanza di una semina superficiale.

Quando seminiamo i piselli dobbiamo considerare che la raccolta avviene in passaggi ripetuti e, quindi, per agevolare le operazioni è meglio destinare a questo ortaggio aiuole facilmente raggiungibili e caratterizzate da una forma lunga e stretta.

L’irrigazione del pisello biologico

Dato che i piselli sono coltivati nel periodo primaverile (e autunnale nelle regioni del centro e sud Italia), di solito non sono necessarie irrigazioni programmate: le temperature miti e la relativa piovosità di questi mesi sono sufficienti a garantire un buon sviluppo delle piante. Tuttavia, in caso di annate molto siccitose, è opportuno intervenire con irrigazioni di soccorso al fine di mantenere il suolo in buone condizioni di umidità, soprattutto nel caso della coltivazione di varietà rampicanti, decisamente più avide di acqua di quelle nane.

L’irrigazione può essere necessaria – soprattutto durante il periodo della fioritura e dell’allegagione – nel momento in cui ci si trovi a coltivare il pisello su terreni con scarsa capacità di campo (ritenzione idrica).

In ogni caso, tutti gli apporti idrici devono essere ponderati per evitare ristagni ai quali questo ortaggio è molto sensibile. Un accorgimento utile per ridurre il rischio di marciumi radicali è quello di coltivare le piante in aiuole leggermente sopraelevate: dieci centimetri sono più che sufficienti per favorire il rapido allontanamento delle acque in eccesso. Questo problema non si pone se l’ortaggio è coltivato in contenitore a patto di verificare la piena funzionalità dei fori di drenaggio: il pisello, d’altra parte, è molto adatto alla coltivazione sul terrazzo e può dare grandi soddisfazioni anche a chi dispone di spazi limitati in città.

Le cure colturali del pisello bio

Un’operazione di fondamentale importanza per la coltivazione del pisello biologico è la rincalzatura. Questa tecnica consiste nell’apportare terra al di sopra dell’area esplorata dalle radici in modo da “tenerle al caldo” e favorire al contempo lo sviluppo delle ramificazioni.

Nel caso di varietà con portamento rampicante sarà necessario predisporre i tutori, ossia dei pali attorno ai quali le piante si possano avviluppare. Questi possono essere costituiti da canne, bastoni, reti, grigliati o fili metallici. Per le varietà più vigorose questi sostegni devono essere alti almeno 2 metri.

Una cura colturale particolarmente importante, soprattutto nelle prime fasi della coltivazione, è costituita dalla lotta alle malerbe da eseguire con estrema attenzione sino a che le piante non sono sufficientemente sviluppate da “chiudere” il terreno. Negli orti familiari il controllo delle infestanti può essere eseguito tramite le classiche scerbature manuali.

Le avversità nella coltivazione del pisello biologico

Un’avversità davvero particolare può portare a gravi ripercussioni anche nelle coltivazioni amatoriali. Non si tratta dei classici fungi, batteri o insetti ma di… uccelli. Questi ultimi sono infatti golosi predatori sia dei semi sia delle piantine appena nate. Per contrastare il problema, qualora l’intensità fosse tanto elevata da giustificare contromisure, è possibile coprire il terreno seminato e le giovani piantine con una rete oppure con un tessuto non tessuto. In particolare, occorre prestare attenzione nel caso di decorsi stagionali siccitosi: semi e piantine appena germinate diventano preziose fonti di acqua per gli uccelli.

Una seconda avversità del pisello è costituita dalle gelate – o dai ritorni di freddo – alle quali è davvero sensibile. Per ovviare al problema è consigliabile evitare semine precoci e/o coprire il terreno con un tessuto non tessuto.

Per quanto riguarda gli insetti, i potenziali parassiti sono numerosi e annoverano coleotteri, ditteri, lepidotteri e rincoti (afidi). Questi ultimi, in particolare, possono provocare gravi danni in quanto sono vettori di alcune malattie virali.

La raccolta e la conservazione dei piselli biologici

Di fatto, il vero frutto del pisello è il baccello (di lunghezza variabile tra i 5 e i 15 cm circa) al cui interno sono presenti sino a 10 semi tondeggianti (la parte effettivamente consumata come contorno).

Da un metro quadrato di orto si possono ottenere produzioni comprese tra i 400 grammi e 1 kg di piselli a seconda che si tratti di varietà nane o rampicanti.

La raccolta avviene nel momento in cui i semi sono ancora teneri: occorre essere abbastanza tempestivi in quanto se si attende troppo il tenore zuccherino diminuisce rapidamente con conseguenze negative sulla qualità dell’ortaggio. Un modo empirico per capire se il prodotto è pronto per la raccolta è quello di stringere il baccello tra le dita, esercitando una leggera pressione: se il baccello non cede allora è possibile iniziare a raccogliere. Le cose si complicano lievemente per le varietà rampicanti per le quali, di norma, il periodo di raccolta si protrae per tre o quattro settimane. Le varietà nane hanno invece un periodo di produzione più breve.

Dopo la raccolta, si assiste a una rapida diminuzione della qualità dei semi, motivo per cui l’ortaggio deve essere consumato in tempi molto brevi oppure avviato al congelatore.

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Luca Masotto By


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