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ORTO IN TERRAZZO

Guida alla coltivazione del pomodoro biologico

 

Per aiutare l’orto a crescere quello che ci vuole è un fertilizzante. L’ideale è il NUTRI DG N 31-0-10, in vendita sul nostro Shop!

NUTRI-DG

 

Il pomodoro è una pianta di origine sudamericana e, come tale, ama le temperature miti. Solo quando l’aria inizia a scaldarsi, i semi si risvegliano e cominciano a germinare, mentre quando ci si avvicina a 0°C, le piante entrano in sofferenza e muoiono. Se nei mesi più caldi la temperatura sale oltre i 32-33°C, invece, si può assistere alla cascola dei fiori e a scottature a carico dei frutti in fase di maturazione.

Il pomodoro è un ortaggio di semplice coltivazione che può essere coltivato prima di ogni altra coltura, a eccezione delle altre solanacee (come melanzane, peperoni e patate). In particolare, può essere seguito da lattughe invernali, cipolle o spinaci. Per evitare di favorire il proliferare di patogeni, alcuni dei quali sono molto temibili, è importante evitare di coltivare il pomodoro – e i suoi parenti botanici più stretti – per diversi anni consecutivi. Chiaro che in Italia il pomodoro non può mancare nell’orto, ma dobbiamo avere l’accortezza di intervallare le coltivazioni con altre colture, quali le leguminose o almeno cambiare aiuola di coltivazione tutti gli anni.

Chi segue la pratica delle consociazioni suggerisce di coltivare il pomodoro insieme al sedano, al prezzemolo e al basilico, ma anche al cavolo, dal quale sembra che allontani la cavolaia. Per aiutarne l’apparato radicale, invece, c’è chi mette a dimora piantine di tagete nei pressi dei pomodori in modo da contrastare lo sviluppo eccessivo dei nematodi.

Basta andare in un centro giardinaggio per vedere l’enorme quantità di cultivar disponibili: ciliegini e datterini vanno molto di moda negli ultimi anni anche perché sono semplici e veloci da portare in tavola, ma il fascino degli insalatari rimane immutato. Molte sono le varietà a frutto allungato, derivate o associabili al San Marzano, una tipologia che ha il merito di avere fatto conoscere il pomodoro italiano nel mondo, soprattutto sotto forma di pelati. Le varietà collettate, che in passato erano le regine del consumo fresco, sono oggi relegate a una nicchia di consumatori affezionati.

Sono poi arrivate anche sul mercato hobbistico alcune varietà particolari, come il ‘Nero di Crimea’, con colorazione scura e ricco di benefici antociani.

La semina del pomodoro

La semina del pomodoro, di solito, si effettua nei mesi di febbraio e marzo a seconda della località in cui ci troviamo. La germinazione dei pomodori, infatti, non avviene – o è molto rallentata – se le temperature non raggiungono almeno i 15°C. Ad aprile dovremmo ormai disporre di giovani piantine, sebbene ancora al riparo nel nostro semenzaio. Una volta che l’altezza delle piante ha raggiunto i 15 centimetri circa, possiamo provvedere a trapiantarle in pieno campo (o nel vaso definitivo se coltiviamo sul terrazzo). Ricordiamoci però di coprire le piantine con un tessuto non tessuto se temiamo ritorni di freddo, dal momento che il pomodoro muore con temperature inferiori allo zero.

Il trapianto del pomodoro

Nel nord Italia, per dormire sonni tranquilli, è meglio attendere aprile inoltrato prima di trapiantare il pomodoro in pieno campo. Sino ad allora, infatti, potremmo incappare in fastidiosi ritorni di freddo che potrebbero compromettere la coltura.

In ogni caso, le piante dovranno essere messe a dimora almeno a 40 centimetri le une dalle altre. Se disposte in filari, le file dovranno essere distanziate di almeno 70 centimetri e, possibilmente, avere un andamento nord-sud: in questo modo le piante potranno godere di un irraggiamento migliore, su entrambi i lati.

Dopo avere estratto la piantina dal vasetto dove abbiamo lasciato germinare i semi, la poseremo all’interno di una buca larga e profonda almeno il doppio rispetto al pane di terra. In precedenza, all’interno della buca, avremo depositato concime biologico e compost, avendo cura di amalgamarli con un po’ di terreno. La piantina dovrà poi essere interrata rispettando il colletto, ossia il pane di terra dovrà sostanzialmente affiorare dal piano di campagna. Nessun problema, in ogni caso, se eccediamo leggermente con la profondità di messa a dimora: il pomodoro produce numerose radici avventizie che lo aiutano ad ancorarsi al terreno e non soffre un lieve interramento.

Dopo il trapianto è consigliato ricoprire il suolo con uno strato di pacciamatura organica (per esempio paglia). Oltre a conservare l’umidità del terreno riducendo l’evaporazione dell’acqua, la pacciamatura ha anche l’obiettivo di evitare che i frutti e le foglie entrino in contatto con il terreno, sporcandosi e aumentando il rischio di contrarre malattie fungine (questo accorgimento è valido soprattutto per le varietà a cespuglio ossia con rami ricadenti che toccano terra).

Le giovani piante sono sensibili sia al freddo – come già accennato si possono coprire con un tessuto non tessuto – sia al sole diretto. Per ovviare a questo secondo problema è possibile ombreggiare le piantine nelle ore più calde della giornata, almeno fino a che le piante non si siano ben irrobustite e abbiano raggiunto circa 30 centimetri di altezza.

La concimazione del pomodoro

Il pomodoro non ha particolari esigenze in termini di concimazione. È bene tuttavia avere terreni con un discreto contenuto di azoto al quale si può provvedere con buone letamazioni. A questo riguardo è importante che il letame sia ben maturo oppure, se si usa un’altra fonte di sostanza organica, bisogna assicurarsi che sia ben umificata. Inoltre, se il terreno gode anche di una buona quantità di potassio, i pomodori avranno una qualità organolettica decisamente migliore.

Il pomodoro è una coltura che permane nell’orto per molti mesi e, quindi, è possibile che “a metà corsa” mostri sintomi di carenze nutrizionali che possono anche portare alla caduta delle foglie. Si tratta di casi abbastanza rari; tuttavia, se notiamo ingiallimenti fogliari è bene distribuire subito un buon concime e… migliorare la gestione del terreno in vista della stagione vegetativa successiva!

L’irrigazione del pomodoro

Il pomodoro è forse l’ortaggio al quale meglio si addice il detto “testa asciutta, piedi bagnati”: il pomodoro richiede grandi quantitativi d’acqua che devono essere somministrati a goccia o per irrigazione laterale, evitando in tutti i modi l‘irrigazione per aspersione (irrigazione a pioggia). La bagnatura delle foglie, infatti, agevola lo sviluppo di molte malattie fungine, come vedremo dopo nel dettaglio.

Le irrigazioni devono essere relativamente frequenti e devono intensificarsi alla comparsa dei frutticini, quando il fabbisogno idrico di questa solanacea aumenta considerevolmente. Occorre comunque evitare di eccedere (il suolo deve essere umido ma non deve presentare ristagni) per evitare asfissie radicali o le spaccature dei frutti.

C’è chi interrompe le irrigazioni una volta che i frutti sono quasi maturi. Questo può avere un senso nelle varietà di pomodoro a sviluppo determinato, ossia quelle nelle quali i frutti maturano pressoché contemporaneamente. Si tratta però di varietà usate più che altro nelle coltivazioni professionali (in questo modo si possono facilmente raccogliere tramite apposite macchine) e destinate all’industria della trasformazione. Al contrario, le varietà da mensa che si usano di norma negli orti privati sono a sviluppo indeterminato ossia producono in continuazione fiori e, quindi, frutti. Questo è un grande vantaggio dal momento che la maturazione avviene in un periodo di tempo prolungato e quindi avremo sempre pomodori freschi da portare in tavola; allo stesso tempo, però dovremo continuare a soddisfare le esigenze idriche della piante per favorire lo sviluppo dei nuovi frutticini.

In ogni caso, a prescindere dalla cultivar di pomodoro che si coltiva, è importante evitare  le irrigazioni irregolari in quanto possono provocare difficoltà fisiologiche e portare a fisiopatie come il marciume apicale, soprattutto nelle varietà a frutto allungato (come il San Marzano). Inoltre, soprattutto se operiamo l’irrigazione a solchi (oppure ci ostiniamo a fare quella a pioggia nonostante le controindicazioni), è possibile che le radici delle piante si scoprano: in questo caso dovremo procedere alla rincalzatura.

La potatura del pomodoro

Può sembrare strano ma anche per il pomodoro è necessaria la potatura. Anzi, è una delle operazioni colturali più importanti. La potatura nel pomodoro è chiamata anche sfemminellatura e consiste nella rimozione dei germogli che si sviluppano tra il fusto principale e i rami laterali. Di solito questi getti laterali sono sterili: rimuovendoli non perderemo in produzione; anzi, i frutti che si formeranno sui rami inseriti direttamente sul fusto saranno più grandi e succosi!

Un’altra importante operazione di potatura consiste nel diradamento del fogliame per favorire una migliore aerazione della chioma e ridurre così lo sviluppo di malattie fungine. Attenzione però a non esagerare perché altrimenti esponiamo i frutti a un‘eccessiva radiazione luminosa e, quindi, a scottature.

Verso la fine della stagione produttiva, potrebbe essere utile procedere alla cimatura, ossia al taglio della porzione superiore del fusto principale, in modo da interrompere la crescita della pianta, lasciando che questa si concentri sulla maturazione dei frutti. In caso contrario, infatti, passati i mesi più caldi, i fiori che la pianta continua a produrre non diventeranno mai frutti croccanti e maturi a causa delle basse temperature.

I tutori per il pomodoro

Non sono un’esclusiva del pomodoro. I tutori sono molto utili anche per altre colture (come peperoni e melanzane) dove il peso dei frutti rischia di far piegare la pianta. Nel caso del pomodoro, invece, la funzione dei tutore è quella di permettere alla pianta di raccogliere quanta più radiazione luminosa possibile e, nello stesso tempo, aumentare la quantità di aria che circola nella chioma in modo da prevenire l’insorgere di malattie.

I tutori ai quali legare le piante mano a mano che crescono possono essere di materiali vari: di legno, di plastica (meglio se ruvida per agevolare la legatura) o di bambù; l’altezza non dovrebbe essere inferiore ai 150 cm, meglio un po’ di più dal momento che per almeno 20 cm i tutori devono essere infissi nel terreno. Sebbene molti mettano i tutori quando le piante hanno raggiunto i 20-30 cm di altezza, io preferisco predisporli al momento della messa a dimora: è più semplice e si riduce il rischio di provocare danni alle piantine già sviluppate. Un altro accorgimento è quello di legare tra loro i diversi tutori in modo da irrobustirne la struttura.

Le avversità del pomodoro

Il pomodoro è una pianta vigorosa ma talvolta soggetta ad alcune avversità da tenere sotto controllo.

Un grande classico è costituito dalla peronospora, probabilmente la malattia più comune e preoccupante. Si manifesta con piccole macchie gialle che successivamente imbruniscono. È favorita da umidità elevata e temperature non eccessive. Per contenere la malattia è bene giocare d’anticipo: evitare irrigazioni troppo abbondanti, diradare le foglie per favorire il ricircolo dell’aria, eliminare le foglie basali (il patogeno sverna sul terreno ed è più facile che “salti” sulla pianta se sono presenti foglie sino a terra). Si possono eseguire anche trattamenti preventivi con prodotti rameici sino alla comparsa dei primi fiori.

Una fisiopatia che colpisce soprattutto le cultivar a frutto allungato è il già accennato marciume apicale. Qui il problema è legato al metabolismo di alcuni nutrienti (calcio) e a irrigazioni irregolari. Ci sono cultivar esenti da questo problema o che lo presentano in forma ridotta.

Tra gli insetti, i più temibili sono gli afidi. Difficilmente provocano problemi seri, tuttavia se l’infestazione fosse elevata è possibile ricorrere a trattamenti a base di azadiractina, insetticida naturale ammesso in agricoltura biologica. In questo caso, occorre aspettare alcuni giorni prima di consumare i frutti (di solito tre giorni, leggere comunque bene l’etichetta del prodotto).

C’è infine un piccolissimo acaro che colpisce soprattutto i pomodori in serra: il ragnetto rosso. Tuttavia in pieno campo raramente desta preoccupazioni.

Raccolta e conservazione del pomodoro

Non c’è molto da dire sulla raccolta: quando il pomodoro è bello rosso lo portiamo direttamente dall’orto alla tavola: un po’ d’olio, un po’ di sale, qualche fogliolina di menta (o di basilico o di origano a seconda dei gusti) e il gioco è fatto.

Se la produzione è abbondante possiamo ricorrere alla preparazione di salse e sughi da conservare nel congelatore per l’inverno.

A fine stagione, poi, per sfruttare al massimo la produzione dell’anno, possiamo raccogliere gli ultimi frutti che faticano a maturare (o addirittura sradicare l’intera pianta) e portarli in un luogo caldo e riparato. Qui i frutti matureranno lentamente; non avranno lo stesso sapore di quelli maturati sulla pianta ma… un bel rosso vivo è una delle più grandi gioie per la vista e per la mente sulla tavola pre-autunnale!

Per aiutare l’orto a crescere quello che ci vuole è un fertilizzante. L’ideale è il NUTRI DG N 31-0-10, in vendita sul nostro Shop!

 

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Luca Masotto By


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