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Gli ortaggi orientali: quali sono i più diffusi e come coltivarli

 

Mizuna, pak choi, okra e daikon sembrano nomi tratti da qualche cartone animato giapponese e, invece, sono ortaggi esotici ormai diffusi anche nel nostro Paese. Tanto diffusi che si trovano anche sui banchi di alcuni supermercati. Gli ortaggi orientali si sono ovviamente affermati per venire incontro alle esigenze alimentari delle comunità provenienti da Cina, India, Pakistan e Bangladesh.

Vista la numerosità di queste etnie che ormai sono parte integrante del tessuto sociale italiano, la necessità di produrre ortaggi orientali freschi è diventata sempre più sentita. Vediamo quali sono quindi gli ortaggi orientali più diffusi e quali le loro esigenze colturali principali.

Coltivare la mizuna

In primo luogo non possiamo non citare la mizuna, probabilmente una delle specie più conosciute. Si tratta di una crucifera, strettamente imparentata con la nostrana rucola. Dal sapore un po’ piccante, può essere consumata sia cruda (foglie giovani) sia cotta (soprattutto le foglie vecchie, più coriacee). La coltivazione è molto semplice: una volta seminata, la mizuna si sviluppa velocemente e in due o tre settimane è pronta per la raccolta. Unico accorgimento è quello di provvedere a una costante irrigazione. Per il resto, la mizuna cresce “da sola” sino al periodo autunnale, quando le temperature si abbassano. Da un’unica semina si possono ottenere tre o quattro tagli (raccolte), al pari della rucola.

Scopri la linea di contenitori verticali per le coltivazioni sul terrazzo

Coltivare il pak choi

Il pak choi è conosciuto anche come cavolo asiatico precoce. In effetti, a differenza dei cavoli “tradizionali”, il pak choi può essere coltivato in primavera inoltrata e in estate, andando a trapiantare le piantine – ormai reperibili sul mercato con relativa facilità – con un sesto di impianto di circa 40 cm sulla fila e tra le file. La coltivazione del pak choi è abbastanza semplice e le pratiche principali sono costituite dall’irrigazione e dalla lotta alle infestanti.

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Coltivare il daikon

Il daikon è conosciuto anche come ravanello cinese o carota bianca. Ne esistono diverse varietà, alcune più allungate, altre rotondeggianti. Al pari di una carota, dal momento che è una radice, il daikon richiede un terreno leggero, privo di strati compatti e di ristagno d’acqua. Importante, se si coltiva in piena terra, è eliminare i sassi di grandi dimensioni che possono costituire un ostacolo all’accrescimento della radice. Qualora il terreno a disposizione fosse molto tenace (argilloso o argilloso-limoso) sarà buona cosa incorporare abbondante sostanza organica di buona qualità al fine di migliorare la struttura e favorire l’approfondimento radicale. Date queste caratteristiche, il daikon è l’ortaggio orientale che meglio risponde alla coltivazione nei substrati ordinariamente utilizzati in contenitore, a patto che quest’ultimo sia di dimensioni adeguate.

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Luca Masotto By


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