La somministrazione di fertilizzanti – a prescindere dalla loro natura – ha lo scopo di sopperire alle perdite degli elementi nutritivi che si verificano sia per l’assorbimento da parte delle piante sia per dilavamento. Spesso poi, i nostri terreni hanno un tenore di sostanza organica troppo basso con conseguenze negative per lo sviluppo degli ortaggi che faticano, per esempio, ad approfondire il proprio apparato radicale.
Migliorare la situazione nutrizionale e la struttura fisica del suolo
É bene verificare e incrementare la quantità di humus. Quest’ultimo è il risultato della decomposizione dei residui vegetali a opera della fauna e della microflora tellurica: a differenza del materiale di partenza, l’humus ha una composizione decisamente più stabile e costituisce un ottimo collante naturale tra le particelle che costituiscono il terreno, migliorandone la struttura. Inoltre, per le proprie caratteristiche chimico-fisiche, l’humus è in grado di trattenere molto efficacemente sia l’acqua sia gli elementi nutritivi, rilasciandoli gradualmente nel tempo. Ne segue che gli ortaggi che si sviluppano in un terreno ricco di sostanza organica si troveranno ad affrontare crisi idriche meno frequenti anche in caso di siccità e/o malfunzionamento dell’impianto di irrigazione. A differenza dei concimi di sintesi tradizionali, inoltre, gli elementi nutritivi sono sempre a disposizione delle piante, sebbene in quantitativi meno rilevanti.
La progettazione della fertilizzazione organica per l’orto
La fertilizzazione organica deve essere progettata in modo lievemente più accorto rispetto alla corrispondente concimazione “chimica”. In particolare, è bene utilizzare fertilizzanti che abbiano una buona resa in humus e che liberino sufficienti elementi della fertilità a seguito della loro mineralizzazione. Vero è, infatti, che i residui delle colture precedenti liberano elementi nutritivi ma si tratta di quantitativi limitati. Tralasciando il tradizionale letame – sempre valido ma di difficile gestione e reperibilità – ci si può orientare su:
Le tempistiche
L’ideale è incorporare il fertilizzante organico una sola volta all’anno, in occasione dei lavori di preparazione del terreno, lasciando agli organismi naturalmente presenti il compito di provvedere alla sua degradazione e, quindi, al rilascio dei nutrienti. D’altra parte, l’attività microbica – uno dei fattori principali della degradazione della sostanza organica – è particolarmente fervente nel corso della stagione calda, proprio in corrispondenza delle maggiori necessità nutrizionali degli ortaggi.
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