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PRATO ORNAMENTALE

Il prato: come contrastare la perdita di qualità invernale

 

Generalmente in Inverno alcune prerogative tipiche del tappeto erboso perdono efficacia. Le basse temperature bloccano la crescita e l’auto rigenerazione dei tessuti, i quali iniziano una disidratazione dovuta all’ambiente più asciutto. La neve e il ghiaccio causano rotture intracellulari e il colore verde brillante viene meno a causa della frequente carenza di microelementi quali Ferro e Magnesio e a causa della limitata circolazione dei liquidi interni alla foglia. Gli eventi climatici variabili possono variare le strategie di azione preventiva e le tempistiche di intervento.

La disidratazione, dovuta sia alla siccità invernale sia alle condizioni ghiacciate che limitano la circolazione dell’acqua, colpisce il prato durante la fine dell’inverno; le prime giornate tiepide seguono le ultime gelate dove si associano condizioni di stress prolungate e a volte poco visibili all’occhio umano. Le lacerazioni a livello della corona sono spesso causa di morte della piantina e sintomatiche di lenta ripresa primaverile a dispetto delle temperature in rialzo e di concimazioni mirate. Alcune specie sono più suscettibili di questa criticità, come Poa Annua, ma anche più precoci nella ripresa, come Lolium Perenne.

Le bassissime temperature che possono occorrere a cicli di 4-5 anni formano cristalli di ghiaccio che possono decimare anche un prato in buone condizioni (Beard,1973). La temperatura del suolo è più critica di quella dell’aria perchè attacca parti più deboli della pianta, specie in terreni pesanti con volano termico più ampio. In genere, la Poa Pratensis ha mostrato maggior resistenza alle basse temperature di Lolium Perenne e di Festuca Arundinacea. Certamente il calpestìo del prato in queste condizioni provoca rottura dei vasi interni e una irreparabile condizione con evidenti segni di impronte di scarpe o passaggi di auto.

E’ provato che la rimozione meccanica della neve o ghiaccio, e ancor più con sale, accelera la fase critica e allontana il momento della ripresa. Il prato può restare anche più di un mese sotto lastre di ghiaccio senza soffrire di asfissia o di ombra.

In queste condizioni critiche il prato è suscettibile di attacchi esterni e da patogeni fungini come Microdochium Nivale e Typhula Blight, in modo particolare sotto copertura nevosa, che si evidenziano con macchie di circa 5-15 cm di diametro. Concimazioni azotate autunnali tardive e a pronto effetto migliorano la situazione anche in condizioni ambientali critiche. La lotta agronomica prevede l’utilizzo ragionato e preventivo di operazioni colturali e di gestione corretta della nutrizione del tappeto erboso sin dalla fase di impianto, mentre la lotta chimica è attuata con agenti quali Iprodione, Prochloraz o Propiconazolo: se le applicazioni sono preventive i danni sono limitati, se i trattamenti avvengono su malattia già in atto il danno sarà più evidente e più persistente, spesso con necessità di ripristino primaverile della zona colpita.

Le ultime esperienze in fatto di azioni di protezione al prato ci dicono che la prevenzione e la formazione di massa radicale siano le azioni più incisive per la difesa dal freddo, e l’aspetto di nutrizione radicale oggi è il più esplorato dai tecnici cui viene chiesta una adeguata copertura sanitaria invernale del prato.

Gli ultimi tempi hanno visto una rivalutazione del concetto di concimazione radicale. E’ stato infatti ampiamente dimostrato che alcuni composti di natura organica possono favorire, direttamente o indirettamente, la crescita e il numero di radici prodotte. Tutto ciò assume ancora più importanza se associato alle difficoltà che i professionisti incontrano nell’ottenere tappeti erbosi ben radicati. Troppo spesso, infatti, l’utilizzo di terreni non idonei, come quelli di riporto, la scarsa cura dei drenaggi, gli eccessi irrigui e gli stress a cui è quotidianamente sottoposto il tappeto erboso rendono l’apparato radicale assolutamente inadatto a svolgere appieno le funzioni di ancoraggio e assunzione di acqua e elementi nutritivi a cui è preposto dalla natura. Una logica conseguenza di queste anomalie è l’incapacità da parte delle radici di assimilare tutti gli elementi nutritivi dati attraverso le concimazioni, con inevitabile spreco di denaro (il concime non assimilato dal prato andrà perso in profondità) e malumore dei committenti.

Le più avanzate aziende del settore hanno messo a disposizione degli operatori del settore alcuni prodotti in grado di “nutrire” le radici, che integrano la normale concimazione, arricchiscono il terreno di sostanze e batteri capaci di migliorare l’ambiente in cui si trovano le radici.

L’apparato radicale si sviluppa maggiormente con il deposito di zuccheri di riserva, irrobustendo così la massa filamentosa in grado di esplorare meglio il suolo e favorendo la tenuta fisica della pianta.

Ecco un esempio dei principali composti contenuti:

  • FERRO CHELATO: ferro protetto prontamente assimilabile
  • ACIDI UMICI: nutrimento dei microrganismi
  • ESTRATTI NATURALI: le citochinine rallentano la senescenza
  • ESTRATTI DI ALGHE : per incrementare la fotosintesi e la respirazione cellulare
  • ZUCCHERI NATURALI: energia per i microrganismi e per le piante
  • VITAMINE B-K: regolano il metabolismo
  • AMMINOACIDI: indispensabili alla Sintesi proteica
  • BATTERI AZOTO
  • SOLUBILIZZANTI: mettono a disposizione delle piante l’azoto atmosferico ed il fosforo insolubile

Ed ancora: Acido salicilico, complessati di Calcio e Magnesio, Enzimi proteolitici, Micorrizze, catalizzatori dei processi metabolici dei vegetali e della microflora.

Forse l’effetto più eclatante che ancora non è stato valorizzato è la fornitura continua di carboidrati complessi che esprimono la forza energetica di maggior efficacia. Alcuni studi in aziende private in Italia determinano già in orticoltura una avanzata forma di contributo da parte di amidi e zuccheri complessi, con risultati che moltiplicano le produzioni ovvero l’efficienza termodinamica del metabolismo della pianta.

Questo è anche il nostro obbiettivo di tecnici che condividono di continuo esperienze nel comportamento di una graminacea da prato.

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Fabrizio Salto By


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