info@greenservice.it
stadium-918830_1280

PRATO SPORTIVO

La tenuta di un sottofondo di un terreno di gioco

 

Le esigenze odierne di spettacolo, di qualsiasi sport avvincente si parli, chiedono che tutto sia rigorosamente rispondente a ciò che il telespettatore si aspetta. Sì, perché l’oggetto del contendere non è un bel goal di testa o l’intervista al coach del momento: oggi l’attenzione è rivolta a chi sostiene la macchina poderosa del più bel gioco del mondo, ovvero la TV, che non può prescindere dalla ricerca della perfezione dei dettagli, in questo caso di un dettaglio obiettivamente importante come quello della superficie di gioco di uno stadio di Serie A, ovvero un bel manto erboso.

La TV dice: il campo deve essere bello e soprattuto verde, stop. Fate quello che serve.

Il tecnico cerca di mettere in equilibrio una condizione sempre in movimento, quella di un campo che alterna deterioramento e ripresa, debolezza e rinforzo. Un campo che mostri planarità, scorrevolezza della palla, un cotico denso e uniforme e che alla fine sia, appunto, verde.
Ciò che a volte è pericoloso è invece la tenuta fisica di un terreno di gioco, sottoposto a pressioni ed accelerazioni di materia, sollecitato a cambiare il proprio stato da fisico a metafisico, inteso come condizione variamente modificata.  

Come è composto questo ambiente pedologico che ospita il prato? Come può una superficie naturale sopportare un carico di gioco senza subire modifiche? Come reagisce l’ambiente organico che ci vive dentro?

Senza entrare nella valutazione dei nutrienti utili al prato, mettiamo qui a confronto l’aspetto macroscopico, ovvero il terreno che contiene le radici, che in questo contesto hanno funzione di ancoraggio e di resistenza agli strappi.

Il terreno più adatto

Il terreno adatto ad un buon manto erboso è fondamentalmente sabbioso, con percentuale di sabbia silicea variabile tra 80 e 100% e granulometria compresa tra fine e grossa, dove il grado di coesione è chiaramente debole e dove la consistenza è sostenuta dalle particelle fini eventualmente presenti e dalla massa radicale. Il volume d’aria costituito dagli interstizi è utile alla eliminazione dell’acqua in eccesso ma favorisce l’instabilità in caso di sollecitazioni. 

Stimolare lo sviluppo delle radici

L’obbiettivo del tecnico è incentivare lo sviluppo delle radici per occupare quanto più possibile la massa d’aria con buon volume di massa radicale, andando a costituire in questo modo una aggregazione naturale compatta a supporto degli smottamenti e delle esigenze nutritive.
Stimolare l’apparato radicale è nel “Credo” di ogni bravo greenkeeper che sa quanto ciò possa rendere in termini di risposta qualitativa, persistenza del cotico e resistenza alle sollecitazioni; la sua crescita professionale negli ultimi anni si è rafforzata verso queste applicazioni, così come l’offerta del mercato si è organizzata con una vastissima gamma di prodotti.

La tenuta del terreno

La tenuta del terreno è una combinazione instabile frutto di funzioni variabili – la massa radicale – e funzioni invariabili – del substrato. Le prime rispondono in generale all’andamento delle temperature e alle operazioni di manutenzione, le seconde sono sostanzialmente stabili e subiscono solo leggere modificazioni in occasione di lavorazioni (bucature, ecc.) o apporti di sabbia.

L’umidità presente nel terreno e sulla superficie gioca un ruolo fondamentale nel determinare il grado di aggregazione del mix terreno-radici, occupando gli spazi d’aria e influenzando la coesione delle microparticelle. Nei suoli sabbiosi, dove la porosità è maggiore, l’acqua si infiltra velocemente e percola nel sottofondo se questo ne ha la capacità di assorbimento, ma la microumidità rende instabili i legami intermolecolari costituenti il substrato. Da qui si genera l’instabilità tipica di alcuni manti erbosi sportivi e la domanda sempre crescente di soluzioni che si avvicinino alla resa di un manto artificiale.

Sono tre la aree individuate alla base dello studio:

  1. SUBSTRATO
  2. MASSA RADICALE
  3. SUPPORTO ARTIFICIALE

Substrato

Nonostante la realizzazione del mix perfetto sia avvicinabile, esso avrà una composizione diversa per ogni tipo di campo perché deve adattarsi a condizioni variabili complesse come clima, livello manutentivo, intensità di utilizzo, budget e altro. In questo modo lo studio specifico di una soluzione attraversa una fase di analisi e valutazione che offrirà la lista delle componenti in termini di granulometria, ovvero quanta sabbia di qualità e in quale formato.

La curva granulometrica che confronta diametro delle particelle con la percentuale passante mostra un andamento piuttosto verticale, ovvero un range di particelle omogeneo e compreso in una ristretta fascia tra 8 e 20 decimi di mm., con particelle fini poco presenti per consentire la miglior condizione drenante. In realtà un leggero scostamento della curva nella parte alta consentirebbe una maggior tenuta del cotico, più conduttività elettrica e una migliore attività microbiologica utile allo sviluppo naturale della pianta, ma con rallentamento della velocità di drenaggio, specialmente con le pioggie intense che il cambiamento climatico ci sta sottoponendo.

Massa radicale

Un apparato radicale denso e ben diffuso nel profilo di terreno è condizione primaria perché la pianta risponda bene alle sollecitazioni e alla condizione di stress in cui vive  e molte pratiche manutentive vanno in questo senso. Al di là delle dotazioni genetiche, una concimazione bilanciata e spinta, una modalità di taglio frequente e con buone lame elicoidali, una protezione fitosanitaria e un supporto microbiologico mettono il prato in condizioni di attivare buone radici, bianche e profonde.

Il miglior biostimolante? Certamente il tecnico appassionato è quello che può incrementare la qualità prima di ogni sostanza, ma un buon mix di acidi umici, estratti di alghe, batteri azotofissatori, enzimi proteolitici, acido salicilico, micorrizze, vitamine del complesso B, fitormoni, betaine, microelementi e altri catalizzatori dei processi metabolici, sostengono la pianta nelle fasi di stress.

Supporto artificiale

Oltre il limite naturale la tenuta del terreno può essere agevolata dalla presenza di manto erboso artificiale in forma ibrida, ovvero fili di erba sintetica a fianco dell’erba naturale, soluzione questa già adottata da molti stadi dove la qualità del manto è condizione necessaria per gli eventi calcistici. La convivenza è possibile e risulta produttiva a giudicare dal comportamento sotto condizioni solitamente critiche.

Qual è il limite? Forse la competizione stessa tra le due forme di erba, in fatto di luce e di occupazione del suolo, forse la rispondenza alle norme FIFA per la resistenza alla trazione e il rimbalzo della palla, certo è che l’industria sta facendo passi avanti per la diffusione del sistema su un mercato che potrebbe sembrare limitato ma non lo è affatto. Chi detta le regole modifica i mercati e i comportamenti, e molti campi in erba andranno ad evolvere verso tecnologie migliorative.

© Riproduzione riservata

Print Friendly

Fabrizio Salto By


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *