info@greenservice.it
rosa-2475602_1280

GIARDINAGGIO, ORTO URBANO, PRATO ORNAMENTALE

La gestione dell’acqua nel sottosuolo di un manto erboso di qualità

 

Fino a qualche anno fa si riteneva che l’acqua fosse una risorsa pressoché illimitata e a costi contenuti mentre oggi la società civile ha cambiato la propria attitudine nei confronti di un patrimonio invece sempre più prezioso sia come elemento che come costo. Oggi il risparmio idrico è argomento di bilanci societari, familiari e comunitari e questo ha effetti anche sul costo di irrigazione di un prato.

Quando si pensa all’abbinamento acqua/prato il primo pensiero che parte è quello di un impianto di irrigazione, e senza dubbio un’estate come quella appena trascorsa ci mette tutti d’accordo. Le condizioni estive delle nostre regioni, anche quando regolari e pur sempre calde e siccitose, richiedono supplementi di acqua utile a mantenere lo stato del prato così come lo desideriamo, verde e vigoroso.

Ciò che invece è nascosto ai più è il fatto che all’acqua si riconducono tutti gli aspetti agronomici, ad iniziare dalla tessitura e alla biochimica del terreno e alla vita in esso contenuta, per finire con le avversità come malattie ed infestanti. La competizione per i fattori vitali – luce, ossigeno, nutrienti – vede l’acqua presente come veicolo di trasporto e come habitat: qui la graminacea da prato microterma è l’elemento più debole, appunto per le anomale condizioni di crescita in questa fascia climatica che può estendersi da 30 a 90 giorni: oltre questo limite la composizione del prato è bene che si trasformi in essenze macroterme che a loro volta riportano le condizioni di stress entro valori controllabili.

Possiamo affermare in ogni modo che l’elemento più implicato con l’acqua è il terreno con tutte le sue costituenti e la sfida di oggi è quella di mantenere il giusto grado di umidità per ottenere un prato con le caratteristiche che conosciamo.

Oltre i progressi raggiunti dai moderni sistemi di irrigazione artificiale vi sono altri metodi per gestire l’acqua nel suolo, ognuno con le sue particolarità e le sue interazioni con la vegetazione. 

Conoscere i metodi per gestire l’acqua nel suolo

Ma cosa succede all’acqua caduta durante una pioggia o con un turno irriguo:

1) può essere assorbita dalla pianta,

2) perdersi in profondità o per ruscellamento

3) evaporare nell’atmosfera.

Solo il primo caso è utile alla efficienza del sistema, pur con una piccola perdita per traspirazione, mentre gli altri due determinano a volte effetti perfino dannosi. Non è detto poi che, a causa della fisica e della chimica del terreno, sia utile migliorare il drenaggio anche in condizioni di scarsa piovosità.

Perché l’acqua non raggiunge l’apparato radicale

Ci sono diverse ragioni perché l’acqua non raggiunge in modo efficiente l’apparato radicale: un caso poco considerato è l’alta concentrazione di ioni Sodio disciolti. Il Sodio rimuove la coesione tra le particelle e provoca la “rottura” della struttura del suolo, al tempo stesso può agire da collante riducendo la capacità di percolazione. Nei nostri suoli alcalini un rimedio è l’apporto regolare di piccole dosi di Zolfo granulare, che in reazione con l’Urea permette la disgregazione di calcare aumentando così la porosità del terreno.

Una seconda causa sono i bicarbonati presenti anch’essi nei suoli basici e provenienti spesso da irrigazioni con acque “dure”: anch’essi provocano l’ostruzione degli spazi liberi e la riduzione della capacità drenante. Per rendersene conto occorre far cadere qualche goccia di aceto per rilevare formazione di bolle “frizzanti”, anche in questo caso è bene ridurre il pH del suolo con soluzioni o prodotti commerciali acidificanti, o concimare regolarmente con fertilizzanti di qualità contenenti Zolfo.

Un altro caso osservato è la presenza di sostanze “cerose” sulle particelle del terreno, per effetto di mineralizzazione di alcune forme di materiale organico o per emissioni di funghi. Ciò ne rende idrofobica la superficie impedendo la capacità di trattenere l’umidità e i nutrienti che vengono perduti per gravità. Un agente umettante usato con regolarità migliora questa condizione a favore del prato.

Infine ricordiamo che un profilo di suolo esplorato dalle radici deve avere una composizione chimico-fisica uniforme e regolare: spesso troviamo strati diversi e addirittura separati, o un compattamento differenziato che significa movimento idrico irregolare, così come l’effetto negativo di canalizzazione in alcuni terreni di riporto.

Le conseguenze

Tutto ciò sopra citato può causare perdite di acqua, e quindi perdite economiche, situazioni di siccità, aumento di spot colpiti da malattie fungine, ed in generale deperimento dello stato di salute del prato. La bucatura costante del terreno riduce questi effetti negativi.

La presenza di sostanza organica può alterare la ritenuta idrica e produrre effetti di secco o di eccesso di umidità a livello radicale: entrambe sono situazioni da combattere per le ovvie necessità di una piantina di graminacea che, ricordiamo, è tra le più esili tra gli esseri vegetali superiori.

La granulometria comporta ovviamente grandi differenze di comportamento dell’acqua nel terreno: suoli argillosi o limosi aumentano la trattenuta di umidità e limitano la presenza di ossigeno vitale per la respirazione radicale; i suoli sabbiosi, al contrario, assumono un comportamento non-polarizzato nei confronti delle molecole d’acqua che pertanto sfuggono alla “presa” e continuano il loro percorso sottraendosi così alla alimentazione della piantina.

Come contrastare gli effetti negativi

Tra i componenti sul mercato in grado di contrastare questi effetti negativi troviamo gli agenti igroscopici umettanti, che agiscono condensando le molecole in microscopiche gocce più facilmente assorbibili.

Alcuni fertilizzanti, come ad esempio l’urea presente anche nei prodotti a lenta cessione, si comportano in modo igroscopico favorendo l’assorbimento da parte delle radici e migliorando il loro rapporto costi/benefici.

a-tep-andersons

Acquista Iron Plus, fertilizzante a lenta cessione, sul nostro e-commerce

Per riassumere, si ritiene che gli agenti umettanti siano effettivamente utili al di là degli effetti immediati che siamo abituati a ricercare dopo ogni applicazione, e se ne raccomanda l’uso continuativo sui manti erbosi a manutenzione intensiva con suoli anomali. Ma come accade per ogni criticità la soluzione è da ricercare nel riconoscimento della causa: non ricerchiamo colpe nel cambiamento climatico, di solito l’imputato principale è il terreno con le sue anomalie e il suo comportamento. L’atteggiamento deve essere aperto perché non c’è mai un solo problema con una sola soluzione ma l’esperienza deve ricondurre il tecnico ad una combinazione di metodi, di prodotti e di test, ovvero provare e riprovare usando la propria abilità e mettere a punto una preziosa risorsa per il futuro, per sé e per i propri collaboratori.

Print Friendly

Fabrizio Salto By


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *