Diciamolo sin dall’inizio: il fai da te quando si tratta di verde pensile è sempre sconsigliabile. Se i giardini in piena terra offrono sempre una seconda possibilità, quelli realizzati su soletta sono soggetti a condizioni talmente proibitive da compromettere la riuscita di un buon progetto e la vitalità delle piante più rustiche. Per questo motivo – anche nel corso della recente Green Week milanese – abbiamo consigliato di rivolgersi a professionisti che sappiano calibrare e consigliare il giusto substrato per ogni impiego. L’offerta del mercato è ormai davvero ampia – non esiste più la sola e semplice distinzione tra acidofile e non acidofile – e spesso è difficile orientarsi tra le diverse tipologie di substrati.
Certamente non si può utilizzare il terreno naturale in quanto è caratterizzato da un peso eccessivo, normalmente non tollerabile dal punto di vista strutturale, ma anche da una maggiore probabilità di perdere le principali caratteristiche agronomiche che sono invece indispensabili per un ottimo sviluppo delle piante. Tra queste, la più importante è probabilmente la capacità di ricambio dell’aria tellurica che, in un terreno naturale, è difficilmente garantita in assenza di adeguate lavorazioni meccaniche. E sappiamo bene che un terreno compattato provoca ristagni idrici e favorisce lo sviluppo di patogeni fungini.
Meglio allora optare per substrati colturali adeguati alle piante che vogliamo ospitare sul nostro terrazzo. Questi substrati, venduti a sacchi o in big bag, hanno una serie di vantaggi rispetto al suolo naturale tra i quali il mantenimento di un adeguato quantitativo di aria e acqua all’interno della matrice, un’elevata capacità di scambio cationico, importantissima per restituire alle piante gli elementi della nutrizione vegetale, e un’elevata ritenzione idrica, fattore fondamentale per evitare stress alle piante. Un ulteriore vantaggio dei substrati, spesso trascurato, consiste nell’assenza di semi o propaguli di infestanti: in un terreno naturale questi sono presenti in grande quantità e potrebbero vanificare tutti gli sforzi di manutenzione profusi.
La scelta di un buon substrato è ancora più importante quando si lavora in contenitore che è poi la soluzione più spesso adottata sui balconi e sui terrazzi. In queste condizioni di coltivazione, i substrati possono raggiungere temperature molto elevate e, al contempo, possono subire notevoli sbalzi del tenore di umidità nelle diverse stagioni ma anche tra il giorno e la notte. Occorre quindi evitare di lavorare al risparmio, consapevoli che, come spesso accade, l’investimento in un materiale di qualità si ripaga da solo nel tempo.
[…] che le esigenze delle diverse specie vegetali sono differenziate. Meno facile invece scegliere quali substrati utilizzare per la coltivazione in contenitore e, soprattutto, capire le caratteristiche del terreno di cui disponiamo in giardino. In entrambi i […]